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Il 25 aprile Lucky Red riporta al cinema Porco rosso di Hayao Miyazaki Con delle proiezioni speciali per celebrare la Festa della Liberazione.
Google sta sviluppando un’intelligenza artificiale per parlare con i delfini Se tutto andrà secondo i piani, DolphinGemma ci aiuterà finalmente a capire cosa dicono e a comunicare con loro.
La Royal Philarmonic Concert Orchestra farà due concerti in cui suonerà la colonna sonora di Metal Gear Nella più prestigiosa delle cornici, anche: la Royal Albert Hall.
È uscito un libro con tutte le fotografie scattate da Corinne Day sul set del Giardino delle vergini suicide Pubblicato da Mack, è un'aggiunta indispensabile al kit di sopravvivenza di tutte le sad girl del mondo.
Un gruppo di giovanissimi miliardari sta organizzando delle gare di spermatozoi Il pubblico potrà seguire tutto in diretta streaming e anche scommettere sullo spermatozoo vincitore.
Jonathan Anderson è il nuovo Direttore creativo di Dior Men Debutterà a giugno, a Parigi, durante la settimana di moda maschile.
«Non siamo mai stati così vicini alla scoperta della vita su un altro pianeta» Lo ha detto il professor Nikku Madhusudhan, responsabile della ricerca dell'Università di Cambridge che ha trovato molecole compatibili con la vita sull'esopianeta K2-18b.
La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Fotografare il Coronavirus a Vo’

Un fotografo ha documentato l'indagine più approfondita sull'intera popolazione organizzata durante la pandemia nel paese diventato zona rossa il 22 febbraio insieme a Codogno e Lodi.

12 Giugno 2020

Il 21 Febbraio è mancato Adriano Trevisan, 78 anni, primo morto per Coronavirus in Italia e in Europa. Il 22 Febbraio Vo’ è diventata “zona rossa” insieme a Codogno e Lodi: non si poteva più uscire né entrare. Mi sono interessato a questa storia circa una settimana più tardi, quando il dottor Crisanti, padre del “modello veneto” e professore di Microbiologia all’Università di Padova, ha iniziato a coordinare i test a tampone su tutti gli abitanti del comune. Ciò che in quell’occasione mi ha colpito maggiormente è stata la partecipazione di massa da parte della comunità: il 95% degli abitanti ha aderito all’esperimento. Un’indagine così approfondita su un’intera popolazione non è stata fatta nemmeno in Cina. Ho dato inizio alla mia ricerca contattando l’Università di Padova e congiuntamente il sindaco di Vo’ Giuliano Martini, per approfondire e soprattutto avere il loro permesso di fotografare. La disponibilità da parte di tutti è stata inaspettata, la mediazione da parte delle istituzioni ha facilitato molto il mio lavoro con il personale sanitario e i cittadini. Da quel momento ho iniziato a fotografare le attività essenziali rimaste aperte durante il lockdown, come il supermercato, le Poste, i corrieri, la farmacia, etc.

In seguito mi sono dedicato al personale sanitario e ai successivi screening fino a una settimana fa, quando sono andato a fotografare la macchina che analizza 9 mila tamponi al giorno (tra cui il mio, negativo). Proprio il sindaco Martini racconta che se inizialmente il virus colonizzava ogni discussione, rendendo ancora più opprimente il clima, con il passare dei giorni, la condivisione di una situazione inedita ed estrema ha avvicinato le persone: «Si è creato un bel senso di cooperazione». Grazie a questo grande sentimento collettivo sono state salvate decine di vite.

Verso la fine di Febbraio ho cominciato a perdere diversi lavori e mi sono improvvisamente trovato con molte settimane vuote davanti a me. Mi sentivo confuso sul da farsi e ho cominciato a chiedermi cosa avrei dovuto fotografare e soprattutto: devo per forza fotografare? Nei mesi successivi ho seguito attentamente il dibattito sulla fotografia tramite tutte le dirette di cui venivo a conoscenza, sentivo il bisogno di riflessioni per orientarmi in questa situazione inedita. Tra le più lucide ho trovato quelle di Michele Smargiassi il quale, tramite un sondaggio, chiedeva ai propri lettori quali fossero le immagini di questo periodo rimaste impresse nella memoria collettiva. La classifica è stata:

  1. Le colonne notturne di camion militari che portano via le bare;
  2. L’infermiera Elena Pagliarini che crolla addormentata al suo posto di lavoro al termine di un massacrante turno di servizio notturno;
  3. Papa Francesco che parla in una piazza San Pietro deserta.

Cito questo articolo perché penso che proprio queste immagini abbiano cambiato qualcosa nella nostra percezione dell’emergenza, dandoci più consapevolezza di ciò che stava accadendo. Un altro aspetto interessante che evidenzia Smargiassi è che 2 immagini su 3 sono state scattate da non professionisti, anche se poi aggiunge: «Credo che dovranno rimanere, di questo tempo di eccezione, come di tutti i tempi della storia, non solo le testimonianze dirette di chi lo ha vissuto, ma anche racconti e riflessioni consapevoli, in parole e in immagini, perché la memoria collettiva non è una raccolta immediata del dato di fatto, ma è rielaborazione e ripensamento».

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