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The Paris Review ha raccontato il libro più strano di Virginia Woolf, la biografia di un cane
Su The Paris Review, Erin Schwartz ha scritto un articolo che parla di Flush, uno dei libri meno letti e conosciuti di Virginia Woolf. Pubblicato nel 1933, Flush è la biografia inventata di un cane. Il personaggio principale si ispira a un cocker spaniel realmente esistito: il romanzo racconta la sua avventurosa esistenza, dagli anni dell’infanzia alla morte in Italia. Non è affatto sorprendente, trattandosi di Woolf, che un libro che racconta la storia di un cane sia un’opera letteraria sorprendente e modernissima, un modo buffo e geniale per esplorare la storia dell’Inghilterra che si posiziona accanto a capolavori come Orlando e Tra un atto e l’altro.
Considerato che parliamo di Virginia Woolf, non ci sorprenderà neanche apprendere dall’articolo della Paris Review che, subito dopo averlo scritto, l’autrice rinnegò il libro che cominciò a scrivere per “riposarsi”, subito dopo il faticoso parto di Le onde. L’idea di raccontare la storia di un cane maturò durante la lettura delle lettere d’amore tra la poetessa Elizabeth Barrett e Robert Browning, nelle quali faceva spesso capolino il dispettoso Cocker Spaniel della donna. Un libro facile da scrivere, all’inizio, che verso la fine si trasformò in un’ulteriore fonte di stress, tanto che alla vigilia della sua pubblicazione Woolf scrisse nel suo diario: «Flush sarà fuori giovedì e io sono molto depressa».
Nelle sue lettere lo definisce “un giochino imbarazzante», ma non appena qualcuno complimenta con lei per il libro, ritrova un po’ di sicurezza. Così rispondeva all’amica Sibyl Colefax: «Sono molto felice che ti sia piaciuto. Penso che dimostri la tua grande capacità critica, perché il libro era tutta una questione di accenni e sfumature, e praticamente nessuno, a parte te, era ancora riuscito a vedere quello che cercavo di mostrare».