Abbiamo parlato del 41bis e dell’ergastolo ostativo con Valeria Verdolini, sociologa che insegna Politiche della sicurezza urbana all'Università degli Studi di Milano Bicocca.
Perché il titolo di “Hip Hop Fashion Designer” dato a Virgil Abloh è stato contestato ai Grammy
Con il suo approccio multidisciplinare il direttore creativo di Off-White e Louis Vuitton ha ridisegnato l’industria della moda, pur senza essere considerato né uno stilista né un designer nel senso stretto del termine. Come scrivevamo il giorno dopo la sua morte, lo scorso 28 novembre, con la sua influenza Virgil Abloh ha cambiato profondamente l’industria della moda, il primo direttore creativo afroamericano di una casa di moda francese. L’ennesima dimostrazione della sua importanza è stata ieri sera durante la cerimonia dei Grammy Awards, quando Abloh è stato ricordato come “Stilista di moda hip hop” in occasione della celebrazione In Memoriam. Una definizione, però, che ha fatto arrabbiare moltissime persone. Ma come, si legge nei tanti commenti online, non sapevano che Abloh era il direttore artistico di Louis Vuitton? La stessa persona nominata ai Grammy per “Watch the Throne”? Lo stilista che aveva vestito i BTS, ovvero il gruppo pop più importante del mondo, per la cerimonia della serata?
Come ha sottolineato anche Dazed & Confused, ha senso che i Grammy abbiano voluto onorare lo speciale rapporto che Abloh ha sempre avuto con la musica, ma la decisione di etichettarlo come un “Hip Hop Fashion Designer” è stata definita irrispettosa, ignorante e razzista. Soprattutto considerando i progressi che sembravano stati fatti grazie al fondamentale discorso di accettazione di Tyler, The Creator (quest’anno vincitore del migliore album rap con Call Me If You Get Lost), nel 2020, quando l’artista si era lamentato di essere stato premiato nella categoria “Urban”, da quel momento eliminata, sostenendo che quel tipo di terminologia sminuisse gli artisti neri. «Fa schifo che ogni volta che noi – e intendo i ragazzi che mi somigliano – facciamo qualcosa che influisce sul genere, lo mettano sempre in una categoria “rap” o “urban”. Non mi piace quella parola “urban”. Per me, è solo un modo politicamente corretto per dire la parola con la N. Perché non possiamo semplicemente essere pop?».