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Il turista incriminato per aver scritto sul Colosseo ha detto che non sapeva fosse così antico

05 Luglio 2023

«Ammetto con profondissimo imbarazzo che solo in seguito a quanto accaduto ho appreso dell’antichità del monumento», si legge nella lettera di pubbliche scuse che Ivan Dimitrov ha scritto alla Procura e al sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Probabilmente non avete mai sentito prima il nome Ivan Dimitrov, ma sicuramente sapete chi è perché immagini della prodezza per la quale è diventato “famoso” negli ultimi giorni certamente vi sono certamente capitate davanti agli occhi scrollando i vostri feed social. Ivan Dimitrov è il 31enne che ha pensato di decorare il Colosseo con una dolcissima dedica d’amore per la fidanzata: “Ivan+Haley 23” lo si vede incidere sulle mura del Colosseo, per poi voltarsi tutto contento verso la videocamera che lo sta riprendendo, mostrando il sorriso di chi sa di aver appena lasciato il suo nome nel grande libro dell’umana idiozia.

Convinto di aver compiuto il più romantico dei gesti, Dimitrov è rimasto sorpreso quando ha scoperto che le autorità italiane lo stavano cercando. Sconvolto, il giovane è venuto così a sapere che quello di imbrattare una delle Sette meraviglie del mondo moderno è un gesto visto abbastanza male da praticamente tutto il resto dell’umanità. Sicuramente dalle autorità italiane, che gli hanno fatto sapere gli estremi per il pagamento di una multa di cinquemila euro, sanzione amministrativa riservata alle persone incapaci di distinguere un edificio da un monumento. «Consapevole della gravità del gesto commesso, desidero con queste righe rivolgere le mie più sentite e oneste scuse agli italiani e a tutto il mondo per il danno arrecato a un bene che, di fatto, è patrimonio dell’intera umanità», prosegue la lettera di Dimitrov. Forse pensava che il Colosseo fosse semplicemente il palazzetto dello sport scelto per ospitare l‘incontro tra Elon Musk e Mark Zuckerberg, chissà. O, forse, Dimitrov sa che è meglio entrare nella storia come uno degli uomini più stupidi di sempre piuttosto che affrontare le estreme conseguenze del suo gesto: oltre alla sanzione amministrativa, infatti, l’uomo rischia anche una pena detentiva fino a cinque anni.

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