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La musica di Dischi Fantom

Il gruppo curatoriale Fantom apre un'etichetta discografica con un lavoro di Soundwalk Collective: un viaggio sonoro che ha mappato i suoni del Mediterraneo.

di Studio
20 Settembre 2017

Nell’autunno del 2009, un gruppo di artisti intraprende un lungo viaggio lungo le coste del Mediterraneo. Insieme a loro portano una serie di dispositivi che servono a registrare le frequenze in hertz dei suoni che riempiono lo spazio. Il percorso che seguono non è casuale ma tenta di ripercorrere le tappe di una rotta narrata centinaia e centinaia di anni fa, con l’ambizioso obiettivo di creare un’interpretazione sonora contemporanea del mito di Ulisse. Sono passati otto anni e oggi è possibile ascoltare il risultato di tanto peregrinare: Transmissions è un’antologia di quattro LP registrati in studio sulla base di materiale sonoro catturato nel Mediterraneo, sul Mar Nero, nel deserto Rub’ al Khali e nella regione intorno a Odessa, un tempo conosciuta come Bessarabia.

Gli autori dell’opera sono Stephan Crasneanscki, Simone Merli e Kamran Sadeghi, meglio conosciuti come Soundwalk Collective, trio di artisti/musicisti di culto tra gli esperti del settore dell’arte contemporanea e dell’avanguardia musicale. Le loro composizioni combinano antropologia, etnografia, narrazione non lineare, psicogeografia, osservazione della natura ed esplorazioni nella registrazione e nella sintesi sonora e musicale. Il materiale di origine delle loro opere è sempre legato a luoghi specifici, naturali o artificiali e richiede lunghi periodi di ricerca e di lavoro sul campo.

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Le collaborazioni recenti dei tre artisti, che vivono e lavorano tra New York e Berlino, comprendono una coreografia con Sasha Waltz con debutto al Radialsystem V di Berlino e un album insieme a Patti Smith, Killer Road. Ma i loro progetti sono tantissimi e tutti importanti. Soltanto due esempi: il bellissimo Memoir of Disintegration, una composizione sonora di David Wojnarowicz interpretata dalla fotografa Nan Goldin (il cui lavoro è attualmente in mostra alla Triennale di Milano) e il progetto con Jean-Luc Godard What We Leave Behind, un’opera sonora composta di frammenti di suono catturati sul set dei film del regista. Alcuni brani di Transmissions sono stati riprodotti a livello internazionale nell’ambito di “Every Time a Ear Di Soun”, il programma radiofonico di documenta14, a cura di Adam Szymiczyk, con installazioni ad Atene e Kassel.

Usando le parole dei suoi creatori, Transmissions (masterizzato da Stefan Betke a Berlino) è “un’armonia caotica, un’entropia udibile” in quattro parti. Ulysses Syndrome, che è la prima, si basa soprattutto sul rumore del mare. «In questo viaggio», raccontano, «siamo diventati una specie di storici nautici di mondi e rumori. La mescolanza tra i frammenti di storia contenuti dai luoghi e la natura infinita dell’acqua ci ha permesso di esplorare varie tonalità del suono». Una volta tornati in studio, gli artisti hanno iniziato un meticoloso processo di selezione. «Volevamo essere certi che ogni frammento trasferisse il linguaggio e il sentimento di ognuna delle culture che avevamo incontrato». Se Ulysses Syndrome esplora le sonorità profonde del Mediterraneo, Medea si immerge nelle acque oscure del Mar Nero, la cui oscurità «si estende oltre il dato visibile e può farsi sentire molto intensamente». È il lato oscuro dell’antologia e, come il primo, è diviso in frammenti dedicati ognuno a una regione.

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The Empty Quarter è il frutto di un viaggio di 45 giorni nel deserto inabitato Rub’ al Khali, il più grande del mondo. Il dispositivo utilizzato per registrare i suoni, lì, è l’unico mezzo di comunicazione funzionante. «Che la voce cerchi coordinate esatte o stia inviando la chiamata alla preghiera, viene inclusa in uno spazio sonoro utilizzato da tutti, per tutti. Voci che normalmente sarebbero ignorate diventano cruciali, perché sono l’unica connessione con gli altri». L’ultima parte è Bessarabia, dedicata alle atrocità subite da questa regione. Grazie a Centropa Foundation gli artisti hanno avuto accesso a registrazioni del 1959 dimenticate nel seminterrato della Federazione Ebraica a Kiev. Da 60 anni queste voci di ebrei sopravvissuti sono rimaste intrappolate: i danni subiti dai nastri provocano errori e modifiche nelle voci che, recuperate e rielaborate dagli artisti, agiscono oggi come un riflesso della storia.

Raccolti in una scatola realizzata a mano e prodotta in 300 copie, i dischi sono accompagnati da un saggio dello scrittore e musicista David Toop e una conversazione tra Soundwalk Collective e Massimo Torrigiani, il fondatore di Dischi Fantom, etichetta discografica che debutta proprio con questo progetto e prende vita dall’attività di Fantom. Nato nel 2009 come rivista trimestrale di fotografia con redazione a Milano e New York, Fantom è oggi un gruppo curatoriale che produce mostre, pubblicazioni e progetti di ricerca dedicati a fotografia, arti visive e suono. Sul loro sito è possibile ascoltare piccole parti di questo enigmatico e ipnotico gioiello sonoro, accompagnate da una selezione di immagini realizzate durante il viaggio.

Foto booklet di Delfino Sisto Legnani + alcuni scatti di backstage dei viaggi
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