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È uscito un libro con tutte le fotografie scattate da Corinne Day sul set del Giardino delle vergini suicide Pubblicato da Mack, è un'aggiunta indispensabile al kit di sopravvivenza di tutte le sad girl del mondo.
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Jonathan Anderson è il nuovo Direttore creativo di Dior Men Debutterà a giugno, a Parigi, durante la settimana di moda maschile.
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La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

La Svezia continua a evitare restrizioni per il Coronavirus

30 Marzo 2020

Mentre tutta l’Europa è in quarantena, c’è un Paese dove scuole, bar, ristoranti, asili, palestre ed esercizi pubblici più in generale sono tutti aperti: la Svezia. Come racconta il Guardian, infatti, il Paese scandinavo non ha ordinato, per ora, nessuna chiusura ufficiale né invitato i suoi concittadini a praticare l’isolamento forzato a causa del Coronavirus, cosa che invece le vicine Danimarca e Norvegia hanno fatto da alcune settimane. Le università, invece, hanno chiuso e lo scorso 27 marzo il governo ha rafforzato il divieto sugli eventi, limitandoli a non più di 50 persone. Chi ha sintomi – per ora – può tornare a lavoro dopo due giorni, se si sente meglio, lo stesso vale per i genitori, che possono mandare i proprio figli a scuola anche se hanno sviluppato alcuni sintomi assimilabili al Covid-19.

Negli ultimi giorni il bilancio delle vittime ha iniziato crescere in modo significativo, aumentando di un terzo tra giovedì e venerdì della settimana scorsa, con 3700 casi e 110 decessi, perlopiù localizzati nella capitale Stoccolma. Il primo ministro Stefan Löfven ha  avvertito che le prossime settimane (e mesi) saranno più difficili, difendendo allo stesso tempo la scelta di non adottare sin da subito misure più restrittive. «Come individui, dobbiamo prenderci delle responsabilità. Non possiamo legiferare su tutto e bannare tutto. È anche una questione di buonsenso». Anders Tegnell, l’epidemiologo di cui il governo si sta avvalendo per i consulti in materia, ha spiegato che ritiene controproducente introdurre le restrizioni più dure in una fase troppo precoce della diffusione del virus: «Fintanto che lo sviluppo dell’epidemia svedese rimane a questo livello, non vedo grandi motivi per adottare misure che si possono tenere solo per un periodo di tempo molto limitato». Tegnell sostiene che, poiché in Svezia quasi tutti i genitori lavorano, la chiusura delle scuole avrebbe eliminato almeno un quarto di medici e infermieri, paralizzando il servizio sanitario. Inoltre, sottolinea come nel Paese ci siano pochissime famiglie dove gli over 70 vivono insieme ad adulti e bambini (limitando così i casi di contagio) e si è detto perplesso sul fatto che la strategia migliore sia quella di “fermare” il virus: «Fermarlo potrebbe anche essere negativo perché avresti una possibile repressione della malattia, e quindi una volta che apri le porte, c’è la possibilità che ci sarebbe un risultato ancora peggiore».

Secondo il Guardian, le ragioni di queste scelte potrebbero essere individuate nel fatto che le agenzie governative come quelle di Tegnell godono di una libertà molto ampia e, in generale, i politici sono molti riluttanti a scavalcarle. Non mancano, comunque, le critiche: più di 2.000 ricercatori universitari svedesi hanno pubblicato mercoledì una lettera congiunta mettendo in dubbio la posizione dell’Agenzia della sanità pubblica, mentre la settimana precedente alcuni importanti epidemiologi avevano criticato l’agenzia tramite e-mail che la televisione svedese ha reso pubbliche. Come ha raccontato la giornalista svedese Lisa Bjurwald a Politico, andrebbero considerati anche alcuni fattori culturali: «Tralasciando il fatto che siamo considerati un Paese dal temperamento misurato se non proprio freddo, dove le emozioni forti non si mostrano in pubblico, in realtà pratichiamo il “Coronavirus lifestyle” da molto prima che comparisse il virus».

La Svezia è grande, ma ha solo 10 milioni di abitanti, come ricordato solo raramente i genitori anziani vivono con figli e nipoti, come invece accade in Italia, e la distanza tra le persone è alla base delle regole sociali. La giornalista scrive di essere rimasta molto sorpresa nel leggere le difficoltà di molte famiglie, in Francia come in America, di organizzare la propria giornata lavorando da casa, pratica che nel Paese scandinavo è già molto sdoganata, così come dall’entusiasmo nel “riscoprire” le chiamate Skype ai propri genitori: gli svedesi tutte queste cose le facevano già. Di mezzo, dice Bjurwald, dev’esserci una sorta di esistenzialismo votato alla malinconia, un po’ come buona parte della cinematografia svedese.

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