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Susan Hiller, arti e scienze sul lago di Como

Fino all'otto settembre, se passate da Como, passate alla mostra di Susan Hiller, tra antropologia, psicanalisi e arte

03 Agosto 2011

Si sta bene a Milano ad estate inoltrata. Il caldo appiccicoso è passato, la città è vuota, solo qualche miraggio sull’asfalto bollente: ma basta andare sino alle sponde del lago di Como per uscire dalla security zone e ritrovarsi a tu per tu con il sovrannaturale; è sufficiente entrare nell’ex chiesa di San Francesco. Situata nel centro storico e trasformata da alcuni anni nello spazio culturale della Fondazione Antonio Ratti, San Francesco accoglie ogni estate la mostra di un artista internazionale ingaggiato come visiting professor per gli studenti del corso superiore di arti visive. Quest’anno è il turno di Susan Hiller, nota per il suo tentativo di coniugare antropologia, psicanalisi e arte, con cui prende di mira l’oggettività presunta delle scienze sociali. Una mistificazione secondo Susan Hiller, che sceglie proprio l’opera d’arte, emblematicamente soggettiva, per comunicare e trasformare gli esiti delle proprie indagini scientifiche.

A Como ha trovato il contesto perfetto per immergere studenti e pubblico in un viaggio nel paranormale in cui sviscerare superstizioni e credenze arcaiche. Come ogni luogo di culto, l’ex chiesa accoglieva i fedeli in uno spazio irradiato dalla luce naturale che entrava dalle finestre, ispirando un legame tra l’uomo e il divino. Hiller ha alterato la percezione di quello spazio confortante tappando ogni collegamento con l’esterno. E, in cambio, ha offerto cinque fonti luminose che si alternano su altrettanti schermi disposti in sequenza lungo la navata.

Sugli schermi corrono, in loop, pochi secondi rubati a film cult: The Fury di Brian De Palma (1978), The Craft di Andrew Fleming (1996), Matilda di Danny De Vito (1996), Firestarter di Mark Lester (1984) e Stalker di Andrei Tarkowsky (1979). Protagoniste, anche nel titolo dell’opera, le PSI Girls: bambine, adolescenti, donne colte nell’atto di muovere gli oggetti con la forza del pensiero. La videocamera affonda l’obiettivo sullo sguardo ipnotico delle protagoniste, poi mostra la telecinesi; mentre l’audio, sostituito da un coro gospel, annulla ogni riferimento alle singole storie, lasciando alle immagini l’ultima parola. Immagini di streghe, eroine o semplici esseri dotati di talenti straordinari.

Nella notte dei tempi la coscienza collettiva riservava certi attributi a santi e sciamani, oggi cinema e televisione riproducono le nostre fantasie, perpetuano superstizioni e presentano nuove trame che si acquattano nella nostra psiche senza essere minimamente rielaborate e digerite. L’opera di Hiller si impone con la sua monumentalità e ci seduce con colori accattivanti. Ma in quell’intervallo di tempo in cui le immagini si scambiano sugli schermi e la musica si interrompe, ci lascia preda del dubbio: a cosa crediamo noi?

Il cammino nel paranormale continua nell’abside, dove Hiller ha installato tre effigi fotografiche raccolte su internet. Nel titolo, The Aura: Homage to Marcel Duchamp, l’artista rivela il legame con la casualità dell’objet trouvé duchampiano e accoglie il principio secondo il quale un’irradiazione luminosa circonderebbe i nostri corpi, fornendoci una sorta di identità virtuale. L’opera è un invito a mettere in dubbio le certezze che abbiamo su di noi e sugli altri. A indagare l’invisibile e l’inconscio, perché l’uomo passa un terzo della sua vita sognando, ed è una forma di ottusità credere, come fece l’apostolo Tommaso, solo a ciò che può sottostare alla prova tangibile dei sensi.

Susan Hiller – mostra personale

Fino all’8 settembre 2011

martedì – domenica, dalle 16 alle 20

Spazio Culturale Antonio Ratti (ex Chiesa di San Francesco), Largo Spallino 1, Como.

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