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Un sopravvissuto all’Olocausto è stato ucciso da un bombardamento russo

22 Marzo 2022

Boris Romanchenko era un miracolo vivente: catturato dai nazisti quando aveva 16 anni, era riuscito a sopravvivere alla reclusione in 4 campi di concentramento diversi, tra cui Bergen-Belsen. Viveva da solo a Saltivka, un quartiere a Nord Est di Kharkiv, in Ucraina: venerdì una granata ha colpito il suo appartamento e lui è morto nell’incendio. Aveva 96 anni. A diffondere la notizia della sua morte la Fondazione per la Memoria dei Campi di Concentramento di Buchenwald e Mittelbau-Dora.

Nato il 20 gennaio 1926 a Bondari, Boris Romantschenko non era ebreo. Catturato come prigioniero politico dai nazisti nel 1942, era stato deportato a Dortmund e messo ai lavori forzati. Da lì aveva cercato di scappare ma era stato subito catturato e trasferito nel campo di concentramento di Buchenwald. Era poi stato assegnato all’Istituto di ricerca dell’esercito a Peenemünde, dove aveva aiutato a costruire il razzo V2. Negli anni seguenti era stato trasferito a Mittelbau-Dora e infine a Bergen-Belsen. La nipote Yulia ha raccontato alla stampa ucraina chi era suo nonno: «Mi raccontava spesso della guerra alla quale era scampato. Aveva tenuto un diario, chissà se lo ritroveremo. Mi ha insegnato tutto, lo andavo a trovare sempre durante le vacanze. Abitava in quel palazzo da trent’anni, da solo. Ho provato a convincerlo a venire via, ma non ha voluto. Ormai era sordo e faceva fatica a camminare». Alla nipote ha raccontato tanto della sua guerra. «In quegli anni gli capitava di sognare anche solo una briciola di pane».

Romantschenko era tornato a Buchenwald nel 2012 per celebrare il 67° anniversario della liberazione del campo da parte delle truppe statunitensi, dove aveva recitato l’impegno dei sopravvissuti di creare «un nuovo mondo dove regnino pace e libertà».

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