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La casa di Serge Gainsbourg a Parigi è stata aperta al pubblico

Per più di trent’anni, dalla morte avvenuta nel 1991, i fan di Serge Gainsbourg hanno trattato la sua casa nel settimo arrondissement di Parigi come la meta di un pellegrinaggio e l’hanno trasformata nel tempio del culto a lui dedicato. Ora la casa, di proprietà della figlia, l’attrice Charlotte (che ci aveva raccontato dei suoi ricordi del padre e della casa in questa intervista), viene aperta al pubblico e diventa così la Maison Gainsbourg. È in questo luogo, al numero 5 bis di rue de Verneuil, che Gainsbourg componeva la sua musica, seduto al pianoforte che si trova ancora nello stesso punto del salotto. Tante delle copertine dei suoi dischi sono foto scattate tra le mura nere di questa casa che lui stesso definiva «un finto casino. […] Tutto in realtà è calcolato seguendo un preciso ritmo».

Il “finto casino” è rimasto intatto per tutti questi anni: oggi nella casa sono conservati oltre 25 mila oggetti, tra i quali opere d’arte (di Dalí e Lalanne, tra gli altri), fotografie, strumenti musicali e vestiti. Gainsbourg acquistò la casa nel 1969 e per un periodo visse lì assieme alla moglie Jane Birkin, la madre di Jane. I due si separarono nel 1980, quando Gainsbarre – l’alter ego di Serge, il Mr. Hyde per il suo Dr. Jekyll – aveva ormai preso il sopravvento. A questo punto della sua vita, infatti, Gainsbourg aveva già sviluppato un rapporto patologico con alcol e sigarette, e gli anni Ottanta divennero per lui quelli delle polemiche e degli imbarazzi: nel 1984 fece scandalo a causa di una canzone realizzata assieme alla figlia allora dodicenne, intitolata “Lemon Incest”; nello stesso anno, per protestare contro l’aumento delle tasse, bruciò in diretta tv una banconota da cinquecento franchi, all’epoca pari a un sesto del salario medio mensile dei francesi. Nel 1988 il giornalista Nick Kent scrisse per il Guardian un reportage dal 5 bis di rue de Verneuil in cui scriveva che il Gainsbourg che aveva conosciuto lui non era l’artista geniale ammirato in tutto il mondo ma soltanto un «alcolizzato incattivito e fuori controllo».

Charlotte Gainsbourg ha raccontato di aver deciso di aprire al pubblico la sua casa d’infanzia durante la pandemia: tornata a Parigi dopo un lungo periodo trascorso negli Stati Uniti, l’attrice capì che «era una cosa che andava fatta. Per il pubblico ma anche per la mia salute mentale. Dovevo trovare un modo di staccarmi da quel luogo. E la casa doveva diventare parte del patrimonio culturale di Parigi, un luogo che tutti possono visitare». Sul sito della Maison si legge che è «la prima istituzione culturale dedicata a Serge Gainsbourg» e che sono previsti più di centomila visitatori all’anno. Previsione che si è rivelata forse persino modesta: a poche ore dall’apertura delle vendite online, i biglietti sono già tutti esauriti.

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