Il 24, il 25 e il 26 marzo il capolavoro di Forman torna al cinema: è l'occasione per vedere o rivedere un'opera unica, un film-concerto che ruota tutto intorno all'invidia.
Sopracciglia filiformi, stirate, narici dilatate, palpebre serrate, zigomi alti, le labbra socchiuse di un coro di cherubini belliniani nell’atto di intonare un canto celeste. È il volto inconfondibile e pieno di mistero della Resusci Anne, conosciuta anche come Rescue Anne, CPR Anne, Little Anne, un modello di “manichino di addestramento”, universalmente utilizzato per insegnare la rianimazione cardiopolmonare. L’effigie della Resusci Anne viene a galla, come il residuo di un fantasma infestante, nel romanzo-memoir The Drowning Girl di Caitlin R. Kiernan, da febbraio in libreria, nella traduzione di Milena Sanfilippo, con il titolo di La ragazza che annega (Mercurio Books, 2025).
L’autrice del memoir è India Morgan Phelps, da quasi tutti chiamata Imp, una trentasettenne di Providence che, con una scrittura esitante, schizofrenica, arrovellata, batte a macchina la storia della sua famiglia. Creatura dalle personalità multiple, Imp vive la stessa dissociazione identitaria, la stessa vuota solitudine della ventitreenne Elizabeth Richmond, a cui Shirley Jackson, la venerata maestra dell’horror, diede voce in Lizzie. Nel 1954, all’epoca della sua pubblicazione negli Usa, alcuni lettori si rivelarono sbigottiti davanti alla messa in scena di pensieri, desideri, comportamenti così distanti da quella che veniva ritenuta la normalità, ma la grande forza anticipatrice di Shirley Jackson sta proprio nella volontà di descrivere, senza nessun filtro, i meccanismi crudeli di una mente coabitata da personalità separate e confliggenti. Nel memoir maniacale di Caitlin R. Kiernan, si percepiscono lo stesso sbigottimento, la stessa certezza di star scivolando in un universo conturbante ma allo stesso tempo seduttivo.
L’Inconnue de la Seine
Nelle prime pagine battute a macchina, India Morgan racconta che, quando era un’adolescente scout, desiderosa di guadagnarsi il distintivo di merito, partecipò a una lezione di primo soccorso. Inginocchiatasi a terra, la ragazza premette la propria bocca su quella di un manichino, riversandoci tutto il fiato e la saliva che aveva in gola. Il suo primo bacio lo stampò, quindi, sulla bocca socchiusa della Resusci Anne. «Quel manichino aveva un viso piuttosto singolare, vero?», le domandò la nonna Caroline quando la nipote le riferì la tecnica imparata quel pomeriggio alla lezione di scout. La ragazza non poté che assentire: quella faccia non era una faccia qualsiasi, doveva essere appartenuta a un essere umano in carne e ossa. Fu, quindi, la nonna, che parlava francese ed era vissuta per lunghi anni tra Parigi e Marsiglia, a raccontarle per la prima volta la storia dell’Inconnue de la Seine.
Secondo una leggenda metropolitana diffusasi agli inizi del Novecento, verso la fine del secolo precedente, in pieno centro a Parigi, accanto al Quai du Louvre, fu estratto dalla Senna il corpo esanime di una giovane donna che, nonostante il tempo trascorso immersa nel fiume, non aveva perso la sua bellezza. Non vi è certezza né sulla data esatta né sulle cause della sua morte: poiché il corpo si rivelò intatto, vergine di lividi o tagli, in un primo momento fu avanzata l’ipotesi di suicidio, esclusa poi da esami medici più approfonditi che non riconobbero tracce di annegamento. Come morì la sconosciuta della Senna? Soffriva di tubercolosi, come ipotizzarono successivamente alcuni cittadini parigini? Ma, soprattutto, a chi apparteneva quel volto, uscito vittorioso dall’acqua torbida della Senna, come una Venere emersa dal mare cipriota?
Nessuno poté rispondere a questa domanda poiché, esposto, secondo i costumi ottocenteschi, all’obitorio cittadino per consentire un suo possibile riconoscimento, la salma non fu reclamata da nessuno degli innumerevoli curiosi accorsi alla macabra esibizione pubblica. Vivamente consigliato dalle guide turistiche dell’epoca, lo spettacolo di cadaveri ripuliti, ricomposti e “messi in vetrina” fece della Morgue un luogo di ritrovo quotidianamente frequentato da parenti alla ricerca dei propri cari scomparsi, assassini desiderosi di gettare un ultimo sguardo alla propria vittima, vagabondi da tutto il mondo, scultori e pittori in cerca di anatomie da studiare e riprodurre sui taccuini, finché, nel 1907, un’ordinanza comunale ne dichiarò la chiusura al pubblico per “motivi di igiene morale”.
Bellezza senza nome, musa e ispirazione
La leggenda racconta quindi che, prima di procedere alla sepoltura del cadavere, un dipendente della Morgue – secondo alcune ipotesi, mosso dal dovere morale di proseguire la diffusione del ritratto per scoprirne l’identità, per altri invece spinto dal desiderio di eternare un volto di così straordinaria bellezza – decise di fare un calco in gesso del suo volto. La primissima riproduzione fu eseguita, agli inizi del XX secolo, dalla fonderia parigina di Michel Lorenzi il Vecchio, divenuta poi uno dei principali distributori per le tante botteghe e i tanti privati che ambivano a possedere la propria maschera mortuaria della sconosciuta parigina.
La stessa nonna di Imp confermò di aver visto una copia della maschera negli anni Trenta quando viveva nella capitale francese. Quella sagoma cerea e senza nome stregò la giovane turista statunitense con la stessa forza incantatrice che affascinò, turbò e ispirò una moltitudine di pittori, scultori, scrittori, stilisti, parigini e non solo – da Albert Camus a R.M. Rilke, dallo stilista Sébastien Meunier a Guillaume Musso, autore del recente noir La sconosciuta della Senna (La Nave di Teseo, traduzione di Sergio Arecco, 2021).
Uno dei primissimi racconti ispirati alla vicenda, menzionato allora da Caroline e ritrovato anni dopo dalla nipote in una biblioteca della Brown University, fa parte di una raccolta antologica, intitolata L’Enfant de la haute mer, e firmata dallo scrittore e poeta franco-uruguaiano Jules Supervielle. Pubblicato per la prima volta nel 1929, il racconto L’Inconnue de La Seine è scritto secondo il punto di vista della ragazza galleggiante sulla superficie del fiume. «Nel racconto non ricorda chi è stata in vita. Non ricorda neanche il suo nome», raccontò Caroline, «È diventata un essere di un’altra specie, condannato a vivere per sempre in fondo al fiume oppure in mare. Ma lei non vuole vivere così, allora si lascia riaffiorare in superficie, dove ben presto soffoca d’aria». Nessuno saprà mai a chi è appartenuto quel corpo, pare dirci Supervielle, perché, al momento della morte, la sua legittima proprietaria smarrì, seminò, mise in fuga e a riparo la propria vita, disperdendola, dissolvendola nelle acque della Senna.
Da maschera funebre a strumento di salvezza
Ma l’Inconnue de la Seine non ispirò unicamente la creazione di opere d’arte. Nel 1956, infatti, Peter Safar, un anestesista austriaco di origine ceca, allora ricercatore al Baltimore City Hospital, dimostrò, attraverso una serie di esperimenti su volontari paralizzati, che la respirazione bocca a bocca, con aria espirata e insufflata dalla bocca della persona soccorritrice, era in grado di ristabilire e mantenere, nella vittima senza più respiro spontaneo, la circolazione del flusso sanguigno e del trasporto di ossigeno a organi e tessuti. È la cosiddetta RCP – rianimazione cardiopolmonare – tutt’oggi uno degli strumenti di principale e straordinaria importanza nell’ambito di primo soccorso che, se praticata in tempi opportuni e in maniera corretta – può incrementare le possibilità di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco.
Nel 1957, Safar pubblicò ABC of Resuscitation, il primo annuale illustrato, ai fini di fornire, a un pubblico non specialistico, le conoscenze necessarie per praticare la rianimazione cardiopolmonare. Inoltre, al fine di permettere, a un pubblico sempre più ampio di comuni cittadini, di imparare ed esercitare la respirazione bocca a bocca, il medico austriaco si rivolse all’imprenditore norvegese Åsmund S. Lærdal – pioniere delle plastiche morbide e produttore ed esportatore di milioni di bambole e macchinine giocattolo in tutto il mondo – per la realizzazione di manichini di addestramento. Poiché gli uomini dell’epoca si mostravano restii a effettuare la tecnica sulla bocca di un individuo maschile, si optò per il viso di una donna: e perché non basarsi sul calco de La sconosciuta della Senna? Nacque così la Resusci Anne che, da maschera funerea, divenne il volto della restituzione, “resurrezione” della vita.
Infestazioni
Ormai adulta, India Morgan ravvisa nella storia dell’Inconnue de la Seine una delle molteplici narrazioni che le hanno infestato l’esistenza, dando vita alla sua incessante ricerca di figure femminili che celano il volto, dalla madre suicida alla doppia versione della donna-lupo sul ciglio della strada. «Le infestazioni», scrive Imp, «sono memi, contagi di pensieri funesti, contagi sociali che non necessitano di un portatore virale o batterico e vengono trasmessi in una miriade di modi diversi». Nessun essere umano sfugge alle infestazioni, tanto più nel secolo della virtualità, della sovraproduzione, del sovraffollamento. La nostra è, infatti, una vita percorsa da una molteplicità di volti che, come quello della sconosciuta della Senna, appaiono per poi svanire, annegare, dissolversi come un lampo: dalle facce che affollano le stazioni metropolitane, quegli occhi chinati e illuminati da un riverbero azzurrino, ai visi di amici, sconosciuti, personaggi famosi, cliccati, guardati, sfogliati, screenshottati.
Come un rumore bianco che ci soffia nelle cuffiette, quei volti, quelle identità continuano a scomparire, giorno dopo giorno, finché qualcuno, un artista, un addetto funebre, un produttore di bambole, non decide di eternarne le fattezze, perché belle, salvifiche, inconsuete. Questo è il destino dell’Inconnue de la Seine, questo è il fine inconfessato dello stesso memoir di India Morgan, la creazione e l’immortalamento su carta, di nuove infestazioni a partire da quei pensieri ossessivi, indesiderati, che la psichiatria definisce “intrusivi”. Ogni luogo, ogni essere umano, in quanto tale, è portatore di nuove infestazioni per le generazioni future ma, poche di queste, avranno il potere di restituire la vita ai posteri. Di sicuro, tale forza miracolosa appartiene alla Resusci Anne che, dagli anni sessanta del secolo scorso, detiene il merito di aver consentito il salvataggio di miliardi di persone – anziani, adulti, bambini, nonché il primato di bocca più baciata al mondo.