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La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Cosa aspettarsi da questo Salone del Mobile

Abbiamo parlato con Claudio Feltrin, presidente di Assarredo, che ci ha raccontato le novità di quest'anno e di come sta cambiando l'arredamento.

di Studio
16 Aprile 2018

Si apre il Salone del Mobile di Milano e l’atmosfera, come al solito, è quella delle grandi occasioni. Dopo qualche anno di difficoltà, il settore dimostra particolari dinamismo e positività, sostenuti dai numeri ma anche da una rinnovata capacità delle aziende di essere riuscite nell’obiettivo di rispondere al mercato globale e alle sue repentine correnti di cambiamento. Un cambiamento che coinvolge tutti, a partire dalle abitudini e dal modo in cui usiamo e viviamo i nostri spazi e quelli del lavoro, delle relazioni. Claudio Feltrin, presidente di Assarredo, lo sa bene, e sottolinea come le aziende del settore abbiano risposto in maniera efficace a queste necessità figlie di un nuovo nomadismo. «Sembra una missione banale e invece è una vera e propria sfida. Sempre di più le realtà si mescolano e noi dobbiamo rendere i nostri prodotti il più versatili possibile». E poi l’importanza sempre più invasiva del web e dei social network, un po’ per certificare una presenza ormai obbligatoria, ma anche per intercettare un mercato sempre più ampio che nasce e si sviluppa soltanto in questi canali. «Il presidio è fondamentale. L’importante è che venga fatto in maniera professionale, anche per comunicare con i Millennial, che sono sicuramente il mercato del futuro».

ⓢ Cosa aspettarsi da questo Salone del Mobile?

Come ogni anno, delle grandi cose. Tutte le aziende che partecipano hanno grandi speranze, rafforzate dall’onda positiva del 2017 e da una percezione buona sul 2018. In realtà, se guardiamo il mercato mondiale, la chiusura delle frontiere da parte di Trump e la Brexit – la Gran Bretagna è un ottimo importatore – sono motivo di preoccupazione, per questo noi piccoli protagonisti dei mercati mondiali dobbiamo studiare delle strategie di difesa per le nostre aziende.

ⓢ L’arredo è sempre di più un modo per esprimere se stessi, proprio come l’abbigliamento o le scelte culturali. Come sta rispondendo a questo cambiamento il settore?

L’arredo ha sempre fatto parte della vita di tutti noi. Oggi anche l’arredo è una scelta forte e consapevole, e non solo quello che abbiamo scelto per la nostra casa, ma anche quello che c’è negli spazi pubblici, di tutti. Un po’ perché le case sono sempre più piccole, un po’ perché la vita fuori casa è sempre più preponderante ed è lì che si lavora e si socializza. Quindi se devo vivere spesso fuori casa cerco di trovare degli spazi che non siano soltanto funzionali, ma che richiamino lo spirito della casa e quella protezione tipica del nostro luogo di riferimento. Con questo spirito creiamo punti di contatto tra casa e luoghi pubblici.

ⓢ La vita è sempre meno definitiva. Città, lavori, relazioni. La casa non è più una, per sempre. Tutto questo come modifica il design e la progettazione dei pezzi d’arredo?

Il design deve tenere presente questa trasformazione creando qualcosa oltre che bello, anche utile. Questo è possibile facendo sì che la flessibilità d’uso corrisponda anche a una flessibilità di trasporto. Il valore di un oggetto d’arredo viene dato dalla capacità di adattarsi in maniera più semplice e rapida possibile, anche per quanto riguarda gli spazi. L’uomo paradossalmente sta diventando sempre più nomade, per cui ha bisogno di arredi che facilitino questo spostamento. L’alternativa è spostarsi cercando di volta in volta degli spazi che siano il più possibili vicini al gusto e all’estetica di ciascuno. In questo modo bastano degli oggetti più piccoli e più trasportabili per rendere questi ambienti comunque personali e originali. È una vera sfida, ma le nostre aziende l’hanno accolta con dei risultati positivi.

ⓢ Cinque pezzi facili che non possono mancare in una casa.

Io andrei su dei pezzi piccoli, che riescono appunto a identificare uno spazio ma allo stesso tempo sono facilmente trasportabili. Sicuramente le sedute, i divani e i tavoli riescono insieme alle lampade a caratterizzare maggiormente gli spazi. I moduli o i sistemi d’arredo faticano a essere spostati – anche perché spesso vengono fatti su misura – per cui sono gli accessori a rendere gli ambienti e le stanze più personalizzati. Forse non è un caso che l’export di questo genere di prodotti d’arredo registrino valori più alti. Sono quegli oggetti che più facilmente aiutano a mantenere riconoscibile il tuo stile e la tua identità, quasi come un vestito. Una sorta di estensione di noi stessi, come dicevamo prima.

ⓢ Nuovi vettori per condividere le scelte in fatto di arredo sono sicuramente i social, in special modo Pinterest e Instagram. Come le aziende si stanno attrezzando per avvicinarsi a questo mondo?

I social sicuramente hanno un’influenza. Non credo siano una spinta alla vendita, ma piuttosto dei suggeritori di scenari e situazioni. Guardando ciò che succede nei social possono nascere ispirazioni per i progettisti ma anche per i consumatori, proprio come sfogliare una rivista. Si tratta di una finestra da curare da parte delle aziende, attraverso cui comunicare la propria filosofia e il proprio stile. Non è una cosa facile per aziende storiche, molto spesso attive da generazioni, che quindi per vendere e arrivare al cliente investono molto nello stile comunicativo classico del catalogo. Invece ora siamo consapevoli di quanto sia importante un canale come quello del web per supportare la comunicazione dei vecchi media – seppur senza esagerare nella destinazione delle risorse.

ⓢ Esiste ancora un genere nell’arredamento? Qualcosa che quando viene concepito ha un destinatario maschile piuttosto che femminile? 

L’arredo, come tutte le cose, un tempo era molto più definito. Una donna sceglieva la cucina perché è lì che lavorava, oggi invece c’è un’ibridazione totale. Ecco quindi che in cucina non esiste una figura predominante. In più oggi le donne lavorano e questo fa sì che questa differenza si sia davvero sfumata, così come tutte le categorizzazioni di prodotto. L’arredo oggi è dedicato al vivere e alle persone in senso ampio e indistinto. Il suo scopo è aiutarle a farlo.

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