Hype ↓
19:26 sabato 12 aprile 2025
Spike Lee ha dovuto annunciare da solo la sua partecipazione a Cannes perché a Cannes si sono dimenticati di lui Nella categoria Fuori Concorso con il suo film Highest 2 Lowest, remake di un film di Akira Kurosawa.
È stato introdotto un codice Ateco per la prostituzione e sta già facendo discutere E l'Istat è dovuta intervenire per chiarire che il codice 96.99.92 non significa che la prostituzione in Italia sia stata legalizzata.
I film selezionati al Festival di Cannes di cui parleremo tutti Oggi è stata annunciata la selezione ufficiale dell'edizione 2025 e la macchina dell'hype si è già messa in moto.
Nella nuova edizione Adelphi, Lamento di Portnoy di Philip Roth si chiamerà soltanto Portnoy Dal 20 maggio, Roth entra a far parte del catalogo Adelphi con un nuovo titolo e una nuova traduzione, curata da Matteo Codignola.
Adolescence tornerà con una seconda stagione La Plan B Entertainment, società di Brad Pitt che ha prodotto la prima stagione, ha confermato che si sta già lavorando sulla prossima.
Il Gruppo Prada ha acquisito Versace da Capri Holdings L'operazione da 1,2 miliardi di euro riporterà la proprietà dello storico marchio in Italia.
Il ritorno molto atteso dei Cani è arrivato a sorpresa Si intitola post mortem il nuovo album di Niccolò Contessa, uscito ben nove anni dopo il precedente Aurora.
C’è un drama in corso tra il creatore e il compositore di White Lotus Cristóbal Tapia de Veer ha lasciato improvvisamente lo show e Mike White è rimasto abbastanza scioccato.

A Roma ad agosto finisce tutto, tranne la Tiburtina

Nel mese in cui la città va in ferie, c'è solo una strada in cui tutto continua come al solito, tutto rimane lo stesso: via Tiburtina.

18 Agosto 2023

Pensare ad agosto mi piace, perché mi mette in crisi. Mi ricorda qualcosa di marcio eppure dolcissimo, un tumore zuccherato, una palma florida per metà e per l’altra metà bruciata dal caldo. Ma ieri, mentre camminavo su via Tiburtina, ho pensato anche a un ragazzo con cui ho condiviso casa per un po’ di tempo.

Luiz è nato a Rio de Janeiro e vive a Roma da una decina d’anni. Un tizio curioso, che esce sempre col papillon, spende mensilmente un centinaio d’euro in orchidee e si esprime con un bizzarro idioma personale, un italiano comprendente parecchi termini brasiliani insieme a memorabili cadenze campane.

In una delle ultime conversazioni discutevamo al telefono. Lavoravamo entrambi a progetti universitari. Era fine luglio e non avevo riposato neanche un fine settimana.

«Come stai?» mi chiese.
«Possiamo evitare domande tanto complicate?» risposi.
«Bene, dove vai in vacanza?»
«Ma lo fai apposta?»
«Sì, per riderci sopra. Para rir».
«Non faccio una vacanza vera da almeno quindici anni».
«E io che dovrei dire? Vorrei tornare in Brasile ma il biglietto costa una fortuna. Quindi rimarrò qui».
«Anch’io rimarrò qui».
«Dove? In che zona vivi adesso?»
«Su via Tiburtina».

Luiz non commentò ma produsse in compenso una serie di rumori talmente stridenti che dovetti scostare l’orecchio dal telefono. Poi silenzio, per una trentina di secondi. Infine l’ascolto di una melodia che conoscevo. «Stai suonando?» domandai. «Sì» rispose Luiz, «ho comprato una pianola nuova».

Lo lasciai sbizzarrire per qualche minuto, aveva appena iniziato un nuovo motivetto quando iniziò a sbruffare pesantemente. «Ho bisogno di andare in vacanza!» gridò a un tratto, con tono trionfale. «Eu preciso sair de férias! Férias, férias, férias!».

Io intanto annuivo e confessavo di provare la stessa frenesia. Ma Luiz non mi diede retta, anzi ben presto cominciò a blaterare, sentenze zeppe di dittonghi seducenti e subito dopo i quali affermavo «sì certo», senza aver capito nulla. Nelle pause di quel dialogo o ridevo o lo ascoltavo suonare. Schiacciava i tasti della pianola come fossero trappole per topi, con astio, forse con l’ansia di una vendetta, un’elegante nemesi contro il mondo o meno genericamente contro le compagnie aeree che non abbassavano i prezzi dei voli intercontinentali. Luiz nel frattempo continuava. Siamo entrambi decisamente ossessionati dalla Bossa nova, per questo quando attaccò Desafinado di João Gilberto sorrisi, disperatamente, mentre arrivavo alla seguente conclusione: trascorrere agosto a Roma, da sola, non era neppure concepibile, la sola idea mi pareva inversomile e avrei fatto carte false per sventare un evento del genere.

«Ora vado» fece Luiz, interrompendo la musica.
«Che succede?»
«Devo distrarmi. L’estate di Roma mi rattrista».
«Anche a me».
Riagganciai con in sottofondo un suono smielato. Luiz mugugnò «buona serata» e io contraccambiai debolmente.

Pensavo a tutto questo ieri sera, mentre tornavo a casa dalla stazione Tiburtina. Sei o sette minuti a piedi, non di più, il tempo di superare una pompa di benzina, un fioraio, un paio di farmacie e una dozzina di bar e pizzerie-kebab. Parecchi lampioni erano spenti, così che alcuni tratti di strada ricevevano luce unicamente dai neon delle insegne: in pratica attraversavo una foresta, una specie di sottobosco fosforescente, fatto da strane zolle fucsia, verde e blu elettrico.

Dopo un po’ ho deviato lo sguardo, man mano sollevavo gli occhi e non distinguevo che schiere di palazzi. Enormi, disumane, unite a destra e a sinistra come ali minacciose, più le ammiravo e più somigliavano a due zanne ficcate in una bocca immaginaria. Quelle fauci di cemento dovevano essere aperte, proprio mentre stavo passando io, mi muovevo tra la lingua e il palato e percepivo odore di spezie, alcol, sudore, pneumatici squagliati sull’asfalto. E intanto sentivo parole, parole a pezzi e parole legate, parole parlate e parole urlate. Sentivo rabbia e sgomento e tenerezza. Sentivo musica latinoamericana e in inglese. Sentivo sirene e clacson schiacciati e in lontananza, in una sorta di allucinato controcanto, il richiamo dei gabbiani. «Ciaooooo» ha gridato poi uno sconosciuto, mentre inaspettatamente avvistavo la luna, la luna carnosa e abbagliante, che fino a quel momento non avevo notato e che faceva piangere, la luna piena ma invisibile. «Ciaooooo!»

Una volta a casa ho acceso il ventilatore e sono sprofondata a letto, avvertendo il refrigerio di quell’aria provocata e pensando a come parecchie cose, durante l’estate, procedessero con quel meccanismo, parecchie cose erano rallentante e quindi forzate, poco naturali, semplicemente insopportabili. Ho sospirato allora, ricordandomi che era agosto e che io ero a Roma. Di nuovo.

Stavo per addormentarmi quando ho sentito una voce dal corridoio. Qualcuno mi stava chiamando. Mi sono rialzata, ma roboticamente, e mi sono diretta verso il portoncino.

«Chi è?» ho domandato.
«La signora Barbara, del piano di sotto».

Ho aperto. Davanti a me c’era una donna sulla sessantina che si reggava su una stampella. Truccata, sorridente, con grandi occhi color nocciola.

«Senti, volevo chiederti una cosa, posso? Tanto lo so che a quest’ora non dormi, la gente giovane va a letto tardi». Parlava con pause ritmate, come cinguettando, l’ascoltavo ammirata. «A me servirebbe un libro, quel libro che mi piace tanto… ne parlavamo l’altro giorno. Potresti prenderlo tu dalla biblioteca? Immagino ci andrai spesso».
«Va bene» ho detto subito.
«Oh, grazie!»
«Andrò domani, l’ultimo giorno prima della chiusura».
«Che chiusura?»
«Ad agosto le biblioteche chiudono».
«Se è per questo chiude tutto».

Non ho ribattuto. Solo osservavo Barbara che stringeva la stampella e mi lanciava occhiate esaminatrici. Fonde, penetranti, lunghissime. Per saggiare la mia resistenza forse, o per comunicarmi un qualche tipo di amicizia, un’alleanza istantanea e cameratesca.

«Solo questo posto mi sembra che non chiuda» ha ripreso dopo un po’. «Vorrei che si sospendesse, che smettesse di essere così com’è, anche un giorno soltanto, ci pensi? Ma è impossibile. Ad agosto finisce tutto, tranne ‘sta strada».

Articoli Suggeriti
Solo il pessimismo può salvarci dai motivatori

Siamo circondati dal loro ottimismo, da manuali di self help nelle librerie e frasi d'occasione sui social. Ma il pessimista lo sa: la natura umana è un'altra.

L’estate in cui i fan divennero pericolosi

Abbiamo vissuto la stagione dell'impazzimento collettivo, tra oggetti di ogni tipo lanciati sui palchi e vere e proprie aggressioni. E ancora non riusciamo a capire cosa stia succedendo né perché.

Leggi anche ↓
Solo il pessimismo può salvarci dai motivatori

Siamo circondati dal loro ottimismo, da manuali di self help nelle librerie e frasi d'occasione sui social. Ma il pessimista lo sa: la natura umana è un'altra.

L’estate in cui i fan divennero pericolosi

Abbiamo vissuto la stagione dell'impazzimento collettivo, tra oggetti di ogni tipo lanciati sui palchi e vere e proprie aggressioni. E ancora non riusciamo a capire cosa stia succedendo né perché.

Negli Usa tantissime aziende cercano un “Head of AI” anche se nessuno sa cosa faccia

Esisterà mai una città dei 15 minuti?

Intervista a Carlos Moreno, l'urbanista franco-colombiano che ha teorizzato il concetto di Human Smart City e la necessità di creare quartieri in cui tutto sia a portata di mano.

Cosa comporta avere un murales di Banksy sulla tua casa

Vice ha ufficialmente dichiarato bancarotta