L'economia dell'attenzione non lascia scampo: Demna da Gucci è la notizia della settimana, arrendetevi, è inutile che proviate a cercare altro nei vostri feed.
Perché tornare al cinema potrebbe essere meno pericoloso di quanto pensiamo
Andare al cinema mantenendo le distanze, andarci meno, prediligere sale più ariose. Pensando a quando i cinema in Italia riapriranno (probabilmente dal 15 giugno con misure necessarie, come anticipato anche durante gli ultimi David di Donatello dal Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini), viene da chiedersi quanto la pandemia impatterà sulla fruizione dei film sul grande schermo, e con quali modalità. C’è chi potrebbe prediligere la forma del drive-in, chi potrebbe non tornarci per tanto tempo: gli stessi che temono una possibilità di contagio maggiore su aerei, metropolitane, treni (fa tutto parte di quella nuova grammatica dei comportamenti di cui abbiamo parlato qui). E proprio per questo Quartz ha provato a eliminare alcune paranoie, spiegando perché tornare al cinema potrebbe essere meno spaventoso di quanto pensiamo.
Prendendo come esempio l’America, in cui B&B Theatre, che gestisce 400 sale cinematografiche, ha assicurato che il pubblico sarà seduto in una formazione sfalsata, a “scacchiera” – a nessuno sarà permesso sedersi direttamente davanti, dietro o accanto a un altro – Adam Epstein afferma che «certo si dovrà trovare un modo per orientare diversamente i sistemi di ventilazione, tenersi la mascherina, ma attraverso piccole misure di prevenzione, sarà come tornare al ristorante», dove la gente, almeno in Italia, sta effettivamente tornando. Un sondaggio condotto dalla piattaforma americana di biglietteria digitale Atom Tickets ha infatti rilevato che il 77 per cento degli intervistati è pronto a tornare al cinema una volta riaperti, purché vengano messe in atto determinate misure di sicurezza. «Ovviamente non vedremo più file chilometriche alle biglietterie. Ma sarà come tornare in palestra, con meno persone, e in tutta sicurezza», ha continuato. Inoltre, ci sono al momento ancora poche prove che stabiliscono che i cinema siano una fonte di focolai, anche prima che le pratiche di allontanamento sociale venissero ampiamente implementate. «Sebbene ciò non significhi che andando al cinema non si corra rischi, gli esperti di salute pubblica affermano che la probabilità di contrarre il virus al cinema è probabilmente inferiore a quella di molte altre attività indoor».
È a questo punto, constatato che i “pericoli” sarebbero limitati, che Quartz pone in luce quello che sembra essere l’unico problema difficilmente risolvibile: l’assenza di film. La maggior parte dei titoli di Hollywood originariamente programmati per uscire quest’estate sono infatti stati posticipati all’autunno o al 2021 (alcuni hanno eliminato del tutto le loro uscite in sala, e sono stati resi disponibili online). La speranza maggiore per il momento è riposta in Tenet di Christopher Nolan, l’unico grande titolo che potrebbe davvero riportare le persone al cinema e che, tecnicamente, ha ancora una data di uscita: il 17 luglio, in America.