Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
Secondo la critica, Rebel Moon è il peggior film di Zack Snyder
«Un nuovo film di Zack Snyder, i soliti vecchi problemi. Alti valori di produzione e un racconto sconclusionato e senza senso. Mi sembra di essere un disco rotto», scrive Valeri Complex nella sua recensione di Rebel Moon: Part One – A Child of Fire scritta per Deadline Hollywood. È una delle tante recensioni negative collezionate fin qui dal nuovo film di Zack Snyder (disponibile da domani su Netflix), quasi tutte riassumibili con una considerazione che avevamo già fatto qui quando su Vanity Fair uscirono le prime immagini del film: perché dovremmo guardare una copia di Star Wars quando ne abbiamo avuto abbastanza anche degli Star Wars originali? «Rebel Moon: Part One – A Child of Fire è una space opera derivativa che asseconda i peggiori istinti massimalisti di Snyder. È un assalto ai sensi dello spettatore, un’esperienza punitiva che può essere riassunta in una parola: rumorosa», scrive la critica Wenlei Ma.
Chi lo conosce sa che Snyder non è mai stato un beniamino della critica. Come scrive Paul Tassi in un pezzo su Forbes, anche i film di Snyder che sono stati accolti meglio dalla critica hanno ricevuto al massimo recensioni “piuttosto positive”, per usare una delle categorie qualitative di Metacritic. L’opera prima Dawn of the Dead, per esempio. Oppure i più recenti Army of the Dead e la sua versione della Justice League del Dceu. Certo, ci sono stati anche dei veri e proprio disastri: per rimanere nell’universo cinematografico Dc, indimenticabile quel 29 per cento di gradimento ottenuto su Rotten Tomatoes da Batman vs Superman: Dawn of Justice, serie di stroncature da cui nacque uno dei più leggendari momenti dell’universo memetico di Ben Affleck. Rebel Moon al momento ha battuto il record di Batman vs Superman: su Rotten Tomatoes il film è stato fin qui certified fresh solo dal 25 per cento dei critici che lo hanno visto e ne hanno scritto una recensione. E sono tanti, questi critici: per la precisione ottanta, al momento in cui scriviamo.
Naturalmente, trattandosi di Snyder, bisogna sempre considerare la tendenza secondo la quale alle stroncature della critica corrisponde l’entusiasmo del fandom. E in effetti, Rebel Moon sembra confermare la regola. Sì, Janette Catsoulis del New York Times avrà definito i suoi dialoghi «di una banalità imbarazzante» e Lucas Trevor del Washington Post avrà descritto il suo ritmo come simile a quello di una storia «nella quale si parte dal mezzo, si allunga questo mezzo per due ore e poi si tronca il finale». La critica lo avrà maltrattato più di quanto maltrattò Sucker Punch, d’accordo. Il pubblico, però, anche questa volta sembra gradire: il Tomatometer segna il 72 per cento di recensioni positive in quella metà del cielo.
C’è da dire, però, che ormai sappiamo che Rotten Tomatoes non è il più affidabile degli strumenti di valutazione di un film. Lo ha detto pure Paul Schrader qualche tempo fa, riprendendo un’inchiesta di Vulture: le recensioni possono essere manipolate. Per quanto riguarda le opinioni del pubblico, bisogna tenere conto di quanto scrive Tassi sempre su Forbes. «Se accettiamo il fatto che non ci si può fidare dei critici, allora bisogna ammettere anche che non ci si può assolutamente fidare delle opinioni del pubblico, visto che il pubblico può esprimere questa opinione anche senza aver visto il film. Ne ho espressa una pure io [si parla sempre di Rotten Tomatoes, ndr] in cui scrivevo “me la fate scrivere anche se non ho visto il film?”. Me l’hanno fatta scrivere. Ho dato cinque stelle».

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.