Tradotta (e ignorata) per la prima volta in Italia nel 2017, è diventata autrice di culto anche da noi grazie al passaparola. E adesso viene celebrata da Miuccia Prada nel Miu Miu Literary Club.
Dopo il successo dello scorso anno, Miu Miu è tornato al Salone del Mobile con il suo Literary Club, anche questa volta negli spazi del Circolo Filologico Milanese il 9 e 10 aprile. Sotto la direzione di Miuccia Prada, e con la curatela di Olga Campofreda, il Club quest’anno aveva come tema “A Woman’s Education” e si proponeva di esplorare «i temi della formazione femminile in relazione all’amore, al desiderio e all’educazione sessuale». Le autrici scelte quest’anno sono la filosofa esistenzialista francese Simone de Beauvoir e Fumiko Enchi, pseudonimo di Fumi Ueda, una delle autrici più rilevanti dell’era Shöwa in Giappone. La prima conversazione, “The Power of Girlhood”, partiva da Le inseparabili di Simone de Beauvoir, opera che risale al 1954, ma che all’epoca fu considerata troppo intima per essere divulgata: è stata infatti pubblicata solo nel 2020. È il racconto del viaggio di una giovane ragazza verso la maturità e si concentra sull’importanza dell’amicizia femminile nel processo di autodeterminazione. La seconda conversazione, “About Love, Sex and Desire”, era invece dedicata a The Waiting Years – Onnazaka (1957) di Fumiko Enchi, un racconto esplicito del desiderio femminile, tra i primi pubblicati nel suo Paese d’origine. Il romanzo narra la storia di Tomo, una donna sposata con un politico di alto rango, che riceve il compito di trovare una concubina per il marito, sacrificando così i suoi bisogni di fronte a una figura maschile autoritaria.
I talk hanno visto la partecipazione di autrici quali Lauren Elkin, Geetanjali Shree, Veronica Raimo, Nicola Dinan, Naoise Dolan e Sarah Manguso. Phoebe Lovatt, giornalista, autrice e conduttrice del podcast Deep Read, dove intervista regolarmente donne che provengono da differenti campi culturali, ha invece registrato due puntate speciali con le scrittrici Elkin e Dolan. Con Lovatt abbiamo parlato proprio di conversazioni al femminile, del perché ancora mancano spazi di discussione pubblica gestiti da donne che siano rilevanti culturalmente e politicamente come lo sono le loro controparti maschili, e di come la lettura possa essere un antidoto all’erosione della nostra capacità di concentrarci.
ⓢ Ciao Phoebe, perché secondo te un podcast è lo spazio giusto per conversazioni significative? Credi che ascoltare conversazioni lunghe possa essere una “cura” per la nostra attenzione sempre più ridotta, soprattutto per i più giovani?
Allora, per me nasce tutto dal fatto che, beh, amo parlare. Eri qui ad ascoltare la mia conversazione con Lauren Elkin e avrai sentito qualcosa di pertinente alla tua domanda: quando ha scritto il suo libro Scaffolding (Penguin Random House, 2024), Elkin voleva creare uno spazio in cui le donne potessero confrontarsi liberamente, almeno sulla pagina. Ha parlato di quanto fossero importanti, per lei, le conversazioni avute con le sue amiche, nella vita reale. E io la penso alla stesso modo. Le conversazioni che ho con le mie amiche alimentano davvero il mio sviluppo intellettuale. Non è che io non possa avere quel tipo di discussione con il mio compagno, assolutamente, ma è dalle conversazioni con le donne che traggo il massimo, non saprei davvero spiegare il perché. Il podcast è uno spazio per fare tutto questo, attraverso il mio lavoro. Quando ho iniziato la mia carriera come giornalista l’ho fatto perché volevo fare domande, parlare con persone brillanti, e Deep Read è un’estensione di questa volontà. Ho anche avuto degli uomini come ospiti, ma mi sono accorta che, in maniera quasi naturale, da tempo ormai mi trovo a parlare con altre donne. Ogni tanto penso che dovrei mantenere un equilibrio ma poi, a essere onesta, scelgo sempre le donne. E credo che continuerà così. Forse è una scusa per contattare donne che ammiro e avere con loro una conversazione. Prima di iniziare l’intervista parlavamo del fatto di come oggi i più popolari podcast al mondo siano condotti da uomini, ma si tratta di uomini che si definiscono “alfa” e che hanno una visione molto specifica dell’essere uomo. Bro podcast, manosphere, chiamali come vuoi. Non tutti questi podcast sono “tossici”, ma alcuni hanno un’influenza enorme sulla nostra cultura.
ⓢ Sì, e adesso stanno litigando uno con l’altro.
Tra l’altro. Il fatto è che questi uomini hanno effettivamente potere, sia culturalmente che politicamente, possono influenzare le elezioni negli Stati Uniti. Non credo ci siano abbastanza donne in questi spazi, nonostante la popolarità dei podcast. Non so poi se e quanto siano diffusi in Italia.
ⓢ Non così tanto, quelli veramente popolari sono ascrivibili al genere true crime e poi ci sono quelli di personaggi che potremmo ricollegare alla manosphere, alcuni molto seguiti. Credo che spazi gestiti da donne e dedicati a conversazioni lunghe, filosofiche, politiche, con una risonanza come quella di Joe Rogan, non esistano e non solo in Italia. I podcast dedicati alle donne, anche quelli di grande successo come Call Her Daddy di Alex Cooper, sono più legati alla vita sentimentale, ai consigli sul dating e così via. In Deep Read intervisti scrittrici, giornaliste, esperte: come approcci queste conversazioni e come scegli le tue ospiti?
Esatto e senza voler essere denigratoria, molti di quei podcast non fanno per me e probabilmente è solo una questione di età. Se fossi un’adolescente o una ragazza sui vent’anni sicuramente mi sentirei più attratta da quel tipo di contenuti. Ma quello che trovo interessante, e questa è una lunga risposta alla tua domanda, è il fatto che questo medium sia diventato così influente, a livello politico, e che ci sia ancora uno squilibrio a favore degli uomini, o meglio di un certo tipo di uomini, le cui voci sono estremamente presenti e rilevanti. Io sono un’avida ascoltatrice di podcast, ma non trovo quello che vorrei davvero ascoltare. Vorrei più donne che parlano di diversi argomenti [non solo della loro vita sentimentale, nda]. È ancora una categoria poco rappresentata, diciamo così.

Da sinistra: Lauren Elkin e Phoebe Lovatt

Da sinistra: Naoise Dolan e Phoebe Lovatt
ⓢ Siamo al Literary Club di Miu Miu, nel bel mezzo del Salone del Mobile di Milano, e questo evento vuole creare quello spazio di cui stiamo parlando. Al centro ci sono le discussioni sui libri, che sono sempre stati degli status symbol ma credo che nell’era dei social media sia successo qualcosa che va oltre. Le celebrity si fanno fotografare con il libro del momento oppure aprono il loro book club, mentre su TikTok il #booktok è un fenomeno da milioni di visualizzazioni. C’è poi l’esplosione romantasy, romanzi fantasy un po’ soft porn, le cui lettrici sono spesso donne. Pensi che tutto questo “hype” faccia davvero bene alla letteratura, agli autori, alle vendite o è solo l’ennesimo trend social?
A essere sincera, ho un po’ di sentimenti contrastanti a riguardo. Ho iniziato a fare quello che faccio ora cinque o sei anni fa, ho sempre amato leggere. Prima dei fenomeni che descrivi tu, mi pare che i libri fossero già di tendenza ma come oggetti “estetici” e non per il loro contenuto. Fotografarsi mentre si legge un certo libro, metterlo in posa sul tavolino di casa: sì, è tutto molto cinico ma io cerco di guardare all’effetto d’insieme. Che i libri siano uno status symbol non è una cattiva cosa, anche se magari la maggioranza delle persone non legge approfonditamente. Però meglio che sia un libro l’oggetto del desiderio e non una Stanley Cup, no? Direi che se, in generale, questo trend incoraggia le persone a comprare dei libri e mantenere forte l’industria editoriale, alla fine dei conti è un bene, anche se ci sono degli squilibri. Io sono contenta che ci siano libri che vendano. Ok, si tratta perlopiù di fantasy romantici, sono il mio genere di libri? No. Penso che alcuni dei messaggi contenuti in quei libri siano problematici? Sì. Nonostante ciò, non sta a me dire alle persone che non dovrebbero leggere quel genere di libri. Quello che cerco di fare con Deep Read è creare uno spazio per le cose che mi interessano, e che penso possano interessare ad altre persone. Pensa a questo Literary Club: Miu Miu ha chiamato Olga Campofreda, che è un’accademica. Lo percepisci della programmazione che c’è una ricerca dietro. Non si parla di libri scontati, né di libri commercialmente super riconoscibili. Le inseparabili di Simone de Beauvoir, scritto nel 1954, è stato pubblicato solo nel 2020. Fumiko Enchi è una scrittrice molto conosciuta, ma non al di fuori del Giappone. Miu Miu è un marchio amato, riconoscibile, che piace alle ragazze e questa è un’occasione in cui ci si può avvicinare a due grandi scrittrici e imparare a conoscerle. Credo sia una cosa bella.
ⓢ Forse un ruolo, in questa difficoltà nella lettura, lo gioca anche l’incapacità cronica a concentrarsi, una cosa di cui soffriamo tutti. I più giovani sono cresciuti bombardati da contenuti e il risultato è il deficit dell’attenzione.
Assolutamente. E succede anche alle persone più adulte, ho amici della mia età o più grandi che mi hanno confessato che fanno fatica a leggere anche solo tre pagine di un libro. Guarda, anche io scrollo sul telefono cento volte al giorno, ma credo che la mia abitudine alla lettura abbia in qualche modo protetto la mia attenzione, posso ancora sedermi e leggere tante pagine in una sola sessione, e ne sono felice. Viviamo una vera e propria crisi dell’attenzione e non è un caso che i libri e più in generale la lettura siano diventati così importanti. Molta della nostra attenzione è catturata dagli eventi catastrofici che succedono nel mondo, da personaggi politici tossici e da persone che fanno molto rumore sui social, spesso è un’attenzione mal indirizzata e si fa fatica a concentrarsi sulle cose che vogliamo veramente. La lettura può aiutare, io la considero un esercizio di attenzione: se leggi è come se proteggessi una parte del tuo cervello. Nel mio lavoro cerco di incoraggiare le persone a interagire con i libri proprio per tutti questi motivi: al di là del contenuto o del lavoro degli autori, interagire con le parole su una pagina fa bene alla salute del cervello, fa bene alla salute mentale.
ⓢ «I libri che leggiamo riflettono le nostre vite interiori. In qualche modo, i vestiti fanno la stessa cosa: quello che indossiamo è un modo di esprimere quello che siamo dentro»: mi è particolarmente piaciuta questa cosa che hai detto a Vogue e mi piacerebbe mi parlassi un po’ del rapporto che c’è tra libri che leggiamo e gli abiti che indossiamo.
Nel mio podcast, chiedo sempre agli ospiti di consigliare tre libri a chi ci ascolta: non ci sono linee guida da seguire, è una loro scelta. Trovo sempre che i libri che consigliano dicano molto di dove siano quelle persone nelle loro vite, come se quello che leggiamo catturi davvero la nostra vita interiore, quello che stiamo cercando di capire, quello da cui stiamo cercando di fuggire. Io ad esempio cerco sempre di leggere libri che mi trasportino altrove, in un posto dove voglio andare, se c’è un aspetto della mia vita che non mi appaga del tutto, trovo quell’appagamento sulla pagina. Quello che leggiamo dice molto di noi e lo stesso vale per quello che indossiamo, no? Ripenso a certi periodi della mia vita, come quando poco più ventenne ho iniziato a indossare i tacchi tutti i giorni. Era il momento in cui iniziavo a volermi sentire una donna, volevo affermare me stessa e la mia femminilità e allora i tacchi [ride, nda]… Certo, una concezione molto ingenua e immatura di cosa fosse una donna, ma era il mio modo di essere, a ventidue anni mi sono detta adesso basta sneaker, porto solo i tacchi. E questo è un esempio banale, ma capisci quello che voglio dire. Sono diventata madre l’anno scorso e quindi molti dei vestiti che indossavo adesso non mi vanno più bene, allora ho sentito la necessità di vestirmi, non so, forse un po’ più da adulta? Forse un po’ meglio? Credo di sentirmi una persona diversa quindi i vestiti che scelgo riflettono quei cambiamenti. Credo anche che se guardassimo ai libri che leggevamo in un determinato periodo della nostra vita, e agli abiti che indossavamo in quello stesso periodo, ci troveremmo dei parallelismi interessanti da tracciare.
ⓢ Per me in qualche modo la lettura è anche stagionale, come lo sono i vestiti. D’estate, quando non lavoro, ho voglia di leggere romanzi, biografie. Mentre quando lavoro tendo a leggere saggi, libri scritti da giornalisti su determinati argomenti che mi interessano e così via.
Certo, nessuno vuole stare in spiaggia e leggere dei saggi pesanti, lo capisco benissimo [ride, nda]. Non è solo che desideriamo qualcosa di leggero, come lo sono i vestiti in estate, ma magari desideriamo qualcosa che prenda tutta la nostra attenzione e ci porti da altre parti.