Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
Perché non bisogna buttare i pesciolini rossi nel gabinetto
Lo scarico è ormai un rito di passaggio per i pesciolini rossi domestici, spesso gettati via ancora vivi. E non senza conseguenze, scrive Atlas Obscura che rilancia un appello dall’associazione Buffalo Niagara Waterkeeper (BNW): «Basta pesci rossi vivi nel water». Liberarsi in modo inappropriato di un piccolo animaletto domestico può avere serie conseguenze ambientali. Il primo avvistamento di un pesce rosso nelle acque statunitensi risale al 1830, secondo la U.S. Geological Survey. Ma ora i numeri raccontano una vera e propria invasione. I pesci rossi, originari dell’Asia, stanno rubando spazio e cibo alle specie native del Nord America. Dove si spendono milioni di dollari per cercare di liberare le acque dai nuovi inquilini indesiderati.
Sono circa 50 milioni i pesci rossi nel Lago Ontario. E non sono piccoli come quelli che teniamo in casa perché fuori dal proprio habitat naturale non trovano predatori. L’associazione ha postato su Facebook la foto di un pesce rosso di 35 centimetri pescato nel Black Rock Canal a Buffalo, nello stato di New York, nei pressi di un impianto di trattamento dell’acqua. Probabilmente è arrivato fino al fiume dopo un viaggio nei sistemi di fognatura. Un problema per i vecchi sistemi fognari di molte città che si trovano sui Grandi Laghi del Nord America. Il rischio infatti è che il liquame proveniente dalle case si mescoli con quello delle piogge. E la presenza di sostanze estranee, che si tratti di rifiuti o di un animale ancora vivo, potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Cosa fare quindi? Meglio ridare indietro il pesce in negozio, suggerisce l’associazione.