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Una divertente parodia del New Yorker

15 Giugno 2016

The Neu Jorker è una parodia di una delle più prestigiose pubblicazioni americane, il quasi omonimo settimanale The New Yorker. Ideato dal fondatore della libreria online 0s&1s (dal cui sito è ospitato) Andrew Lipstein e dall’autore McSweeney’s James Folta, il progetto viene definito «una “presa in giro” del più stimolante magazine mid-to-high-brow di New York».

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Le 80 pagine di The Neu Jorker ricalcano fedelmente layout, temi e stilemi del celebrato periodico di proprietà di Condé Nast, e al loro interno vantano contributi di collaboratori che scrivono o hanno scritto per The Onion, ClickHole, The Late Show with David Letterman, nonché lo stesso New Yorker. La qualità del risultato è garantita, e spesso sfogliando l’impaginato (basta cliccare qui), il risultato non è solo ridicolo, ma anche a metà tra il verosimile e lo straniante.

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Certo, però: The Neu Jorker è divertente. In copertina c’è un Justin Bieber disegnato in versione candidato alla presidenza degli Stati Uniti, con probabile riferimento alla cover dedicata dal vero New Yorker a Kanye West lo scorso settembre. La pagina delle biografie dei collaboratori del numero è già di per se esilarante: quella di Chris Michael Shea si limita a dire «spent most of 1997 on meth», mentre Elizabeth Stamp «was recently named to Vice‘s list of “30 People We’ve Never Heard Of”».

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Ogni sezione è un repertorio di parodie ben riuscite: fra le missive dei lettori spicca quella di un antropologo che, riferendosi come da prassi a un inesistente articolo pubblicato sull’inesistente numero precedente della rivista, chiede se il collega autore del suddetto alla fine è riuscito a trovare i rubini magici custoditi in un’antica tomba francese e a usarli per ritrovare il suo «vigore giovanile». I “Goings On About Town” si aprono con un’improbabile performance artistica di due clown che faranno sesso per un’ora («uno immagina») a Mott Street, mentre tra le recensioni della “Night Life” si può notare una precisazione circa il locale White Whale: «Spesso confuso per un omaggio letterario», il nome del pub è in realtà un hat-tip all’ex programmatore informatico Carl Nelson, il suo titolare sovrappeso e scontroso.

La sezione “Art” segnala un’interessante mostra al Metropolitan Museum, Are Doors Really Necessary?. A pag. 26, invece, gli appassionati di personal essay potranno apprezzare quello di Nicole Silverberg, che racconta come abbia improvvisamente deciso di far fronte alla sua crisi di mezza età scegliendo di diventare un cavallo. Tra le altre cose, il lavoro dietro The Neu Jorker è così perfezionista da offrire anche pagine pubblicitarie con un’allure verosimile, “da New Yorker“.

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E, ovviamente, ci sono anche le celebri vignette, create per l’occasione da un team di disegnatori e vignettisti.

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