Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
Cos’è la pareidolia, la tendenza a vedere facce su qualsiasi cosa

Può capitare, osservando le nuvole, di ritrovare nella loro forma il volto di qualcuno, o di cercare espressioni facciali sulla schiuma del cappuccino. Altre volte, vediamo occhi dove non ci sono, come su una fetta di formaggio, sulla superficie della Luna o su una pietra qualsiasi. A definire questo fenomeno c’è un nome preciso: si chiama pareidolia (dal greco “parà”, vicino, e “èidolon”, immagine) ed è una tendenza abbastanza comune nell’essere umano, ha spiegato Mental Floss. A comparire più di frequente sulla superficie delle cose sembra essere il volto della Madonna, come è successo ad una donna che l’ha vista sul suo sandwich, e quello di Elvis Presley, avvistato letteralmente ovunque, dalle patatine fritte alle gocce d’acqua. C’è persino un profilo Twitter dedicato ad oggetti che ricordano facce, e un museo vicino Tokyo che espone più di 1700 pietre dalle buffe espressioni.
This box has seen better times pic.twitter.com/ZXJeCGmPdM
— Faces in Things (@FacesPics) 22 aprile 2018
La pareidolia è un fenomeno molto diffuso in diverse culture, anche se sembra essere più sviluppato negli individui credenti, che riportano molti più episodi di riconoscimento di volti sacri rispetto agli scettici. Inoltre, ci sono differenze anche tra genere: uno studio di Oxford ha concluso che le donne, in quanto più abili a decodificare le emozioni dalle espressioni facciali, sono più inclini alla pareidolia di quando lo siano gli uomini. La falsa percezione, dice l’articolo, avviene in una regione del cervello predisposta a percepire i volti fin da quanto si è piccoli: alcuni studi a riguardo hanno riportato che poco dopo la nascita i bambini manifestano più interesse nei cartoni animati che in animazioni disordinate o altre immagini inanimate. Fin da piccoli, dunque, siamo portati ad identificare occhi, naso e bocca nella loro corretta posizione. I neuroni del cervello, che per natura estraggono significato dal caos sensoriale che ci circonda, sono così abituati all’identificazione che a volte scambiano innocue macchie in segni divini.

Il fenomeno è stato spesso sfruttato dall’arte, in primo luogo dal genio contorto di Salvador Dalì. Tra i suoi tanti quadri che ingannano la percezione visiva, Paranoiac Face e Madonna of the Birds sono perfetti esempi di pareidolia: nel primo, una capanna e alcuni personaggi sono disposti a formare il volto reclino di una donna; nel secondo, uno stormo di uccelli in lontananza compone il volto della Vergine Maria. Ma forse il più famoso esempio di illusione facciale proviene da Philippe Halsman. In Voluptas Mors è una fotografia di sette donne attorcigliate: ad un secondo sguardo, però, la composizione ricorda un teschio.