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Come il New York Times parlava di Gualtiero Marchesi nel 1985

27 Dicembre 2017

Nel maggio del 1985, il grande cuoco, scomparso il 26 dicembre, non aveva ancora ricevuto il prestigioso riconoscimento delle tre stelle da parte della Guida Michelin (primo italiano, le riceverà nell’edizione dell’86), e il New York Times, con un articolo firmato Paul Hofmann – vecchio corrispondente dall’Italia del quotidiano – e intitolato “Le stelle che evitano l’Italia”, inquadrò le polemiche culinarie del tempo tra Italia e Francia andando a intervistare Marchesi nel suo ristorante di via Bonvesin della Riva.

Si legge: «Gli italiani speravano che nell’edizione del 1985 della guida ci fosse almeno un ristorante a tre stelle, ma la Michelin dell’85 ha assegnato le tre stelle a 19 ristoranti francesi e a nessun italiano. Gli anonimi recensori hanno ritenuto che solo 10 ristoranti italiani meritassero le due stelle, uno in meno dello scorso anno. Il ristorante retrocesso è il Dodici Apostoli di Verona». Viene poi riportato un virgolettato del Corriere della Sera, che dice: «La guida rossa continua a negare all’Italia le tre stelle per favorire i ristoranti francesi».

In questo infuocato clima di rivalità che sembrano lontanissime, Marchesi rilascia a Hofmann la seguente dichiarazione: «Sono convinto che i miei piatti possano competere con chiunque, ma forse c’è ancora qualcosa che ci manca sul piano della coreografia, anche perché non abbiamo in realtà un pubblico da tre stelle». Il problema, secondo Marchesi, è che all’epoca gli italiani mangiavano ancora troppo bene nelle trattorie di quartiere e non sentivano l’esigenza di spendere 90 o 100 mila lire per un pasto, come i francesi o gli americani già facevano: «Gli spaghetti non sono molto eleganti, non ancora», dice il cuoco a Hofmann, «ci sono voluti centinaia di anni perché i francesi rendessero elegante la zuppa di cipolle. Io sto cercando di fare lo stesso con gli spaghetti».

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