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I newyorchesi non hanno preso bene il redesign dello storico logo della città
Nel 1977 il designer Milton Glaser prendeva in mano un pastello e scarabocchiava su un pezzetto di carta uno dei simboli più noti del Novecento: quello della città di New York, il famosissimo I❤️NY, con lettere nere e cuore rosso su sfondo bianco distribuite su due righe, nella prima la “I” e il cuore, nella seconda l’acronimo di New York. All’epoca, Glaser lavorava per un’agenzia pubblicitaria che era appena stata incaricata dal Department of Commerce dello Stato di New York di trovare un modo per risollevare lo spirito dei newyorchesi e di ripulire l’immagine di una città piagata da rischi di bancarotta e criminalità endemica. L’idea di Glaser fu un successo, il suo logo divenne prima simbolo e poi icona, ancora oggi uno dei design più riprodotti, acquistati, imitati e rubati della storia.
Ora New York ha deciso di dare una rinfrescata al suo amatissimo simbolo e lunedì ha dunque presentato il nuovo logo della città. Un gruppo di imprese riunitosi sotto il vessillo di Partnership for New York, infatti, ha svelato al mondo una campagna di comunicazione che dovrebbe fare per questa New York, ancora sofferente a causa delle conseguenze del Covid e teatro di una delle peggiori crisi abitative del mondo, quello che il disegno di Glaser fece per la città di fine anni Settanta. L’unica differenza, a distanza di più di quarant’anni tra un logo e l’altro: quello nuovo è stato accolto in maniera tutt’altro che entusiastica. Come ha scritto Matt Stieb si Intelligencer, «il nuovo logo di New York fa abbastanza schifo».
Here’s the logo for New York City’s new branding campaign. What do we think of the font/design? pic.twitter.com/MrPXiYuhLw
— Emma G. Fitzsimmons (@emmagf) March 20, 2023
Graham Clifford, il designer che ha supervisionato la realizzazione del nuovo simbolo, ha spiegato in un’intervista al New York Times che l’intenzione dei committenti era rispettare il logo originale ma allo stesso tempo «andare in una nuova direzione». Lo si capisce dal nuovo cuore rosso inserito nel disegno: è quello delle emoji, un segno che tutti gli abitanti della Terra ormai riconoscono immediatamente. Ma questo non è l’unico “aggiustamento” apportato al lavoro di Glaser: anche il font è stato cambiato, per renderlo più simile a quello in uso sulla segnaletica della metropolitana (l’Helvetica), e all’individualistico pronome I si è preferito il collettivo We. Fin qui, in realtà, tutto bene, niente di sbagliato o sgradevole. Il problema sta nella disposizione decisa per gli elementi che compongono il design e nel “sovradimensionamento” del cuore rispetto alla lettera “I” e all’acronimo “NY”: d’istinto, viene da leggere il nuovo logo come WE NYC ❤️ e non WE ❤️ NYC. In molti, sui social, hanno fatto l’accoglienxa negativa che WE NYC ❤️/WE ❤️ NYC sta ricevendo. Che è un fatto abbastanza ironico, considerando che la Ceo di Partnership for New York, Kathryn Wylde, aveva detto che il principale obiettivo della campagna è di guarire i newyorchesi dalla negatività che sembra averli attanagliati negli ultimi anni.

Abbiamo cambiato il sommario di questo articolo tre volte: doveva essere sul bisticcio tra Macron e Trump, poi sul video AI di Trump Gaza, alla fine è arrivato il triplo scazzo Zelensky-Trump-Vance. Serve altro per dimostrare che viviamo in tempi di velocissima escalation verso la fine del mondo?