Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
Su Netflix c’è il primo reality veramente bello sugli appuntamenti al buio
Uno degli ultimi reality show comparsi su Netflix Italia, Dating Around, si basa su un’idea decisamente banale: in ogni episodio, un single affronta cinque appuntamenti al buio, sperando di incontrare una persona degna di un secondo incontro. Come sottolinea Amanda Hess sul New York Times, questo è il tipo di vuoto concettuale che i produttori di reality televisivi tendono a riempire di espedienti: «mandano le loro coppie a sciare in bikini, fanno combattere nel fango i rivali in amore o invitano gli aspiranti innamorati a baciarsi camuffati da anziani». In Dating Around, due estranei si incontrano semplicemente per cenare insieme o bere qualcosa, proprio come accade nella vita reale: uno scenario che fornisce tutto il dramma necessario.

I sei episodi di Dating Around prendono il nome dei sei single protagonisti – Luke, Gurki, Lex, Leonard, Sarah e Mila – tutti i personaggi vengono presentati con delicatezza, introdotti dalla voce fuori campo degli amici intimi. Amanda Hess ricorda molti esempi negativi, tra cui Next e Dismissed, noi possiamo aggiungere programmi come Undressed o Primo appuntamento: se i reality sul tema “incontri” sono soliti sfoggiare un’estetica pacchiana e trascurare del tutto l’aspetto visuale – per non parlare di quello della scrittura e della scelta dei personaggi, che molto spesso si esprimono in maniera decisamente imbarazzante e/o poco credibile – Dating Around è il primo show di questo tipo a prestare grande attenzione alla fotografia e alla scrittura, trattando i personaggi come se fossero gli attori di un film.