Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
Il Museo delle relazioni finite ha aperto a Los Angeles

Come riporta un articolo del New York Times, la scorsa primavera il titolare dello studio legale losangeleno Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, il sessantacinquenne John B. Quinn, si trovava in vacanza in Croazia con la sua famiglia allargata (figlie, generi, nipoti, eccetera) quando a Zagabria ha scorso il Museum of Broken Relationships, un’esposizione permanente messa in piedi dagli ex fidanzati Drazen Grubisic e Olinka Vistica nel 2010.
L’obiettivo del museo, come si legge sul suo sito, è «superare un crollo emotivo con la creatività»: nelle vetrine del palazzo croato figuravano un vestito da sposa di una contraente di un matrimonio durato tre anni, un paio di scarpe col tacco e un pupazzo che reggeva un cuore con la scritta «I Love You». Quinn, rapito dalla suggestività del luogo, ha deciso di espanderne il raggio portandolo oltreoceano, nella sua Los Angeles: il nuovo Museum of Broken Relationships ha aperto le porte il mese scorso e ospita al suo interno un centinaio di opere, il cui commovente trait d’union è ancora quell’esperienza provante in cui siamo passati tutti.

Gli oggetti esposti negli spazi museali portano con loro storie di amori passati e finiti spesso dolorosamente: le regole di presentazione – rigorosamente anonima – dei propri reperti vogliono che i suddetti siano accompagnati dal racconto di ciò che rappresentano, accanto al perché sono stati scelti. Così, scrive il Times, «nonostante i muri di un bianco luminoso e i soffitti alti del museo, è difficile non uscire col cuore pesante»: come si fa, d’altronde, a rimanere impassibili di fronte alla camicetta di chiffon blu indossata da una donna nel giorno in cui suo marito le ha comunicato che l’avrebbe lasciata?