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05:22 lunedì 24 marzo 2025
Il governo serbo è accusato di aver usato un “cannone sonoro”, un’arma illegale, contro i manifestanti di Belgrado. E adesso i manifestanti chiedono un'indagine indipendente per scoprire cosa è successo davvero.
I Fontaines D.C. hanno fatto una bellissima cover di “Heart-Shaped Box” dei Nirvana. Cucendola assieme a "Can You Feel My Heart" dei Bring Me The Horizon.
Prima di morire, David Lynch aveva iniziato a lavorare a una nuova serie tv. Lo ha confermato in un'intervista l'attrice Naomi Watts, che avrebbe dovuto essere la protagonista assieme a Laura Dern.
Il marchio cinese BYD dice di aver inventato un’auto elettrica che si ricarica in 5 minuti. E sarebbe un altro bel problema per Tesla, che continua a perdere valore.
È uscito il primo trailer di Together, uno dei film più attesi dell’anno. Presentato all'ultimo Sundance, ha raccolto recensioni tutte entusiastiche.
Se volete leggere tutto il Manifesto di Ventotene, è scaricabile dal sito del Senato. Così capirete se questa Europa è la vostra oppure no, come ha detto Giorgia Meloni alla Camera.
Il governo francese invierà un manuale di sopravvivenza alla guerra in tutte le case del Paese. L'obiettivo è fare in modo che tutti sappiano affrontare «minacce imminenti», hanno riferito fonti vicine al Primo ministro Bayrou.
Quella volta che Nadia Cassini rischiò di andare in carcere per aver mostrato il perizoma in tv. L'attrice, protagonista della commedia sexy all'italiana, è morta oggi a 76 anni.

Diversi musei stanno “ribattezzando” come ucraine opere finora considerate russe

20 Marzo 2023

Nelle ultime settimana, diversi musei americani e inglesi hanno deciso di “ribattezzare” alcune opere ospitate nelle loro gallerie. Tra gli esempi più recenti c’è il Metropolitan Museum of Art di New York, che ha deciso di cambiare il titolo dell’opera “Danzatrici russe” di Edgar Degas in “Danzatrici con abiti ucraini”. La stessa cosa ha fatto la National Gallery di Londra, sempre con una delle opere di Degas appartenenti a questa serie: in questo caso, il nuovo titolo scelto è stato “Danzatrici ucraine”. E ancora: il J. Paul Getty Museum di Los Angeles ha indetto un referendum sul suo sito per dirimere la questione, e anche in questo si è deciso che le danzatrici di Degas non sono russe ma ucraine.

Queste decisioni sono la conseguenza di un movimento d’opinione che è cresciuto e si è rafforzato molto nel corso dell’ultimo anno, a partire dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Federazione russa ha invaso l’Ucraina. Un movimento d’opinione che coinvolge musei di tutto il mondo e che sta portando a una profonda “revisione” del contribuito ucraino a quella che fino a questo momento è stata considerata cultura russa: artisti e opere finora etichettate come provenienti dalla Russia zarista o da quella sovietica vengono ora raccontati e riconosciuti come parte del patrimonio storico-culturale ucraino. Un processo che, però, si sta rivelando più complicato del previsto: d’altronde, essere nati in un luogo non significa necessariamente appartenere a quel luogo. «Attribuire una nazionalità a un’artista, soprattutto nei casi in cui questa attribuzione venga fatta a posteriori, è un’operazione delicata», ha spiegato al New York Times Glenn D. Lowry, direttore del Museum of Modern Art di New York. «Facciamo ricerche rigorosissime e scriviamo le biografie dell’artista facendo attenzione alla nazionalità che a lui/lei era attribuita al momento della morte e della nascita, a eventuali viaggi per emigrare e ai mutamenti dello scenario geopolitico dell’epoca».

Un esempio della ricerca che viene svolta prima di procedere con il cambiamento del titolo di un’opera o della nazionalità di un/una artista è proprio quello del Met e delle “Danzatrici russe” di Degas. L’opera veniva descritta come «donne in abiti tradizionali russi» in una pagina del diario dell’artista datata 1899. Ma il dubbio sulla correttezza della descrizione ha portato diversi studiosi ad analizzare approfonditamente l’opera e ha stabilire con certezza che quelli dipinti da Degas fossero vestiti folkloristici ucraini. Che le danzatrici fossero ucraini e non russe, invece, non c’è stato modo di verificarlo: da qui la decisione di ribattezzare l’opera “Danzatrici con abiti ucraini”.

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