Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
L’appello dei locali di Milano al sindaco Sala
«Al sindaco di Milano Beppe Sala». Inizia così l’appello firmato da numerosi locali milanesi per chiedere al sindaco di Milano di «considerare insieme all’urgenza sanitaria anche l’urgenza economica e sociale», in relazione all’ordinanza regionale che ha posto l’obbligo di chiusura ai bar della città dopo le 18:00, nonché la sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei, dei cinema e degli altri istituti e luoghi della cultura.
«Il nostro settore che ha contribuito a portare Milano a risplendere nel mondo», si legge nell’appello postato sulla pagina Facebook di Santeria, «è messo in ginocchio dal divieto di operare, dalla paura insita nei nostri cittadini e dall’incertezza assoluta in cui siamo obbligati ad operare. La mancanza di liquidità non concede tempo ulteriore alle imprese. Le economie collegate agli eventi e alla somministrazione interessano diversi settori che costituiscono il tessuto cittadino, non hanno una rappresentanza unica ed è per questo che chiediamo a Lei di portare avanti un’istanza urgente con la massima solerzia». I locali che hanno firmato, quasi un centinaio al momento ma aumentano di minuto in minuto, ci sono luoghi molto conosciuti e frequentati della vita milanese come Verso, Enoteca Naturale, Apollo Club, oTTo, Pavé – che chiedono al sindaco di sensibilizzare la Regione per «attivare ammortizzatori sociali e provvedimenti per azzerare gli adempimenti fiscali nell’immediato onde evitare un disastro in termini di fallimenti, posti di lavoro e riduzione del PIL cittadino oltre che regionale. Le chiediamo di far presente a Regione Lombardia e al Ministro della Salute l’importanza di stabilire regole chiare e ponderate per tutti gli operatori senza discriminazioni in un settore articolato come il nostro. Ci appelliamo a Lei, sig. Sindaco perché sappiamo quanto tenga alla sua/nostra cittá e perché crediamo possa rappresentarci tutti come cittadini, imprenditori e lavoratori senza interessi singoli di categoria alcuna».