È morto Milan Kundera, che non era solo L’insostenibile leggerezza dell’essere
«Non esiste alcun sogno di ritorno. Ho portato la mia Praga con me: l’odore, il sapore, la lingua, il paesaggio, la cultura», disse Milan Kundera in un’intervista concessa tempo fa al settimanale tedesco Die Zeit. Resterà una delle ultime, e poche, interviste dello scrittore, morto all’età di 94 anni. Resterà soprattutto il suo romanzo più famoso, uno dei pochi romanzi conosciuti e letti anche dalle persone che i romanzi non li leggo, quell’Insostenibile leggerezza dell’essere con il quale, nel 1984, anno della prima edizione, raccontò un pezzo di mondo all’epoca difficile da conoscere davvero: il pezzo che stava al di là della Cortina di ferro, il pezzo tenuto assieme dal Patto di Varsavia e dal potere dell’Unione sovietica. Con L’insostenibile leggerezza dell’essere, tantissime persone scoprirono la vita in quel pezzo di mondo e, in particolare, durante la Primavere di Praga.
Il sogno di ritorno, in effetti, per Kundera non è mai esistito. Se ne andò in Francia nel 1975, dopo anni di soprusi subiti dal Partito comunista cecoslovacco. Breve e incompleto elenco: espulso dal partito nel 1948, a 20 anni, per aver mostrato «pensieri ostili e tendenze individualistiche»; fu riammesso nel partito, e poi riespulso, negli anni ’50; fu riammesso un’altra volta e riespulso un’altra volta dal partito negli anni ’70, quando si espresse pubblicamente contro la repressione della Primavera di Praga; questa volta l’espulsione fu definitiva, seguirono quelle dell’Associazione degli scrittori e poi dal Paese; negli anni il partito censurò i suoi libri, le sue opere teatrali, eliminando i primi dai cataloghi delle librerie e le seconde dai programmi dei teatri. Si capisce perché quel sogno di ritorno non è mai esistito, insomma. Kundera non tornò nel suo Paese natale nemmeno nel 2006, quando L’insostenibile leggerezza dell’essere fu pubblicato per la prima volta in Repubblica Ceca.
Il socialismo reale continuò a perseguitarlo anche dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nel 2008, infatti, venne accusato di aver tradito, negli anni ’50, un membro dell’opposizione ceca e di aver contribuito al suo arresto da parte della polizia segreta. Non si è mai capito se fu davvero Kundera a denunciare, e quindi a portare all’arresto, dell’oppositore, o un uomo che finse di essere Kundera, con il fine di screditarlo. «Sono sconvolto da questa storia che non mi aspettavo, che fino a ieri non conoscevo, e che soprattutto non è mai successa», disse. In nessuno dei documenti usati per dimostrare il suo tradimento era presente la firma di Kundera. Da quel momento in poi, smise di rispondere a domande sul suo passato in Cecoslovacchia. Ogni tanto, di nascosto, tornava in Repubblica Ceca per andare a trovare degli amici. In un tentativo di riconciliazione, l’ex Primo ministro ceco Andrej Babis offrì a Kundera la cittadinanza ceca: Kundera, coerentemente, non rispose mai all’offerta, perché aveva deciso di non parlare più del suo passato e la Repubblica Ceca era il suo passato, appunto. Nel 2019, in occasione del suo novantesimo compleanno, la cittadinanza ceca gli fu comunque restituita dall’ambasciatore di Praga a Parigi, Petr Drulak.
Nonostante sia noto quasi esclusivamente per un libro, Kundera ha scritto molto, soprattutto prima di quel libro. Lo scherzo, Il valzer degli addii, La vita è altrove sono alcuni dei romanzi scritti in lingua ceca, quelli che gli costarono il sostegno del Partito Comunista e che alla fine lo costrinsero all’esilio e lo convinsero ad adottare un’altra lingua, il francese. Questa è la lingua in cui scriverà anche il suo ultimo romanzo, La festa dell’insignificanza, che, al contrario di quanto suggerito dal suo titolo, fu un successo commerciale e aprì un acceso dibattito tra i critici, divisi tra il capolavoro e, appunto, l’insignificanza. Se, come tutti, L’insostenibile leggerezza dell’essere lo avete già letto, magari questo può essere un titolo per cominciare a conoscere meglio lo scrittore che conoscono già tutti. Oppure, potete leggere Nome in codice: Elitar 1 di Ariane Chemin, racconto della vita di Kundera che nello scorso aprile avevamo consigliato tra i nostri libri del mese.