A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese

Dopo varie dispute giudiziarie, martedì scorso la Corte Europea ha affermato che il programma di cittadinanza per gli investitori di Malta era contrario al diritto dell’Unione. Dal 2020, infatti, il paese permetteva agli investitori stranieri di ottenere la cittadinanza con due “semplici” passaggi: una donazione di 750.000 al Paese e una permanenza di 12 mesi. Com’era prevedibile, questo programma aveva portato a Malta problemi di riciclaggio di denaro, rischi per la sicurezza e, soprattutto, corruzione. A riprova di ciò, a partire dallo stesso anno dell’inizio del programma, varie inchieste (come questa del Guardian) avevano mostrato come venisse concessa la cittadinanza a multimilionari che avevano trascorso sull’isola anche solo tre settimane.
La conclusione dei giudici è stata che il rilascio di “passaporti d’oro” rappresentasse una “commercializzazione della concessione della cittadinanza di uno Stato membro” e, di conseguenza, della cittadinanza europea. La sentenza è il risultato di un procedimento legale iniziato nel 2020 quando ad essere accusati di “commercio di passaporti d’oro” erano stati Cipro e Malta. Mentre Cipro aveva annunciato immediatamente la chiusura del programma, Malta lo ha portato avanti fino a pochi giorni fa, quando il governo ha affermato che cercherà di allineare il proprio quadro normativo alla sentenza.
In effetti, i programmi di cittadinanza agli investitori non sono così rari, soprattutto dopo la crisi finanziaria, quando i governi erano a corto di liquidità. Lo stesso governo di Malta, nel difendere i benefici dei “passaporti d’oro”, ha affermato che il programma ha generato circa 1,4 miliardi di euro di entrate per il governo dal 2015. Aldilà delle cifre raccolte, rimane il problema della corruzione, che ha portato il Regno Unito a chiudere il proprio programma del 2022. L’unico a non rendersi conto di questa problematica sembra essere l’eternamente controcorrente Donald Trump, che a febbraio ha parlato di una ipotetica gold card, un visto da 5 milioni di dollari per stranieri ricchi.