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L’Italia può essere un modello virtuoso per l’immigrazione?

05 Maggio 2016

Uno dei temi ricorrenti della propaganda di destra ed estrema destra, dall’inizio dell’emergenza sbarchi di migranti di questi ultimi anni, è quello di una sedicente «invasione» che l’Italia starebbe subendo, una prospettiva che vede il nostro Paese alla mercé di orde incontrollate di conquistatori. Al di là delle considerazioni di varia natura che si possono fare sulle dichiarazioni di Matteo Salvini e sodali, il punto è che simili asserzioni potrebbero essere errate. Un paper del think tank Volta (del cui board fa parte il direttore di Studio Federico Sarica, ndr) firmato dallo statistico e saggista Roberto Volpi evidenzia un’altra realtà, in cui l’Italia diventa un modello da studiare per la gestione dei flussi migratori.

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Volpi si serve dei dati per esporre come, grazie all’attrazione dei distretti produttivi e all’«irriducibile varietà italiana», i migranti siano ripartiti in maniera omogenea sul territorio nazionale, allontanando così le prospettive di criticità che abbiamo nostro malgrado conosciuto con Molenbeek e le banlieue parigine: «Sono 45 le città italiane con più di 100 mila abitanti: rappresentano il 23,4 per cento della popolazione italiana e ospitano il 32,1 per cento degli stranieri residenti in Italia. Deve far riflettere che nelle grandi città con quasi un quarto della popolazione italiana non ci sia neppure un terzo degli immigrati residenti», scrive Volpi.

Lo statistico nota che per quanto nei maggiori centri (Roma, Milano e Torino) la percentuale di immigrati si avvicini al quinto della popolazione totale, «il carattere diffusivo dell’immigrazione spinge anche nel senso di differenziare le nazionalità degli stranieri internamente a queste aree, evitando quell’effetto enclave, e di estraniazione dal contesto urbano, che cela i maggiori rischi di pericolosità dell’immigrazione nelle aree urbane». Volpi si spinge oltre, teorizzando modelli di sviluppo che valorizzino questo dato di fatto, come ad esempio un sistema di microcredito per agevolare l’apertura di attività agli stranieri che desiderano mettersi in proprio.

Tabella La Stampa
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