Hype ↓
21:41 martedì 29 aprile 2025
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.
I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

Regina Ltd

A Londra una mostra che celebra Elisabetta e l'impeccabile gestione commerciale della "Ditta" reale

14 Giugno 2012

Dal nostro inviato a Londra. Business as usual, e non si butta niente: la capitale inglese non si è ancora ripresa dalla grande regata collettiva sul Tamigi che già una mostra celebra il grande fiume, The Royal River, al National Maritime Museum; i gioielli della Corona sono in mostra invece alla Torre di Londra, proprio dove il battello reale ha attraccato il 5 giugno scorso con una manovra arditissima di alta marineria. Nel frattempo, oggi parte la settimana della moda londinese, e la novità è che il principe Carlo si pone come testimonial ufficiale delle sfilate, ospitando un grande party a St. James Palace, forse stufatosi dei biscotti biologici e convertito al glamour. Insomma, the Firm, la Ditta, la famiglia reale, è tanto apprezzata da un popolo pragmatico e commerciale come nessuno perché genera fatturato, in proprio e nell’indotto: e anniversari e celebrazioni sono la sua specialità, come si vede in questa mostra che è l’apoteosi dell’icona principale, “The Queen, art & image”, presso la National Portrait Gallery, dove la “&” è naturalmente commerciale (e lo sponsor è Kpmg).

Elisabetta meglio di qualunque Madonna o Lady Gaga ha saputo gestire (in tempi in cui non vi erano peraltro molti esperti in materia) la sua immagine commerciale. Con diverse fasi, e coniugando felicemente sacralità della funzione, conservazione di mistero e pompa (necessaria a non finire come le bycicle monarchies finniche) e aspirazioni pop delle folle. A partire dall’incoronazione, il 2 giugno 1953: qui, ricorda Lady Pamela Hicks, già sua dama di compagnia, su Hello in edicola –  edizione naturalmente “da collezione” – e sarà mai stato fatto un calcolo di quanto The Firm ha fatto guadagnare ai rotocalchi, del tipo “quanto ha ricevuto la Fiat dall’Italia”? – non tutta la cerimonia fu trasmessa in tv, ma venne omessa la consacrazione con l’olio benedetto perché appunto “sacra”, e perché poco dignitosa, con la sovrana denudata degli abiti regali e vestita solo di una tunichetta di garza, a ricevere l’olio santo dall’arcivescovo di Canterbury. Erano altri tempi anche per i paparazzi, peraltro: la stessa Hicks, figlia di Lord Mountbatten, zio di Filippo, ultimo viceré d’India nonché vittima successivamente dall’IRA – ricorda come una volta appresa la notizia della morte del padre, Giorgio VI, i fotografi attesero Elisabetta, ormai regina, con le macchine fotografiche spente e appoggiate a terra, in fila, ai piedi dell’aereo: in segno di rispetto. Cose che non torneranno.

I 60 anni di Elisabetta – sostengono i curatori della mostra alla National Portrait Gallery – si possono suddividere anche in strategie diverse di gestione dell’immagine. Negli anni Cinquanta, la presentazione del personaggio, sia regale che familiare, è affidata all’amico Cecil Beaton, che ritrae la sovrana sia in occasioni formali come l’incoronazione sia in momenti più intimi che intendono restituire l’immagine di una regina anche madre; per le foto più “cool” si attiva Tony Armstrong-Jones, fotografo cognato poi promosso Lord Snowdon a seguito delle nozze con la disfunzionale Margaret; sua la foto campestre  e idilliaca dei piccoli Carlo e Anna sotto un ponticello da cui amorevoli gettano lo sguardo la sovrana e il principe Filippo (in realtà genitori e figli si sono frequentati pochissimo; i bambini stavano coi nonni e la coppia reale viaggiava anche per sei mesi senza vederli, e forse si capiscono molte cose). Nei Sessanta il bianco e nero lascia il posto al colore, e comincia l’iconizzazione della regina: Gerard Richter ne fa due litografie, in una coloratissima e coi denti in fuori, in un’altra la polverizza e se ne vedono a stento i tratti, come nascosta dalla nebbia londinese. Mentre la Regina diventa sempre più un segno grafico per gli artisti, il ruolo della comunicazione “di servizio” è svolto più dalla televisione: nel 1968 (anno di contestazione!) il documentario Royal Family viene visto dal 70% dei britannici. La “poppizzazione” di Elisabetta negli anni Settanta viene affidata a Lord Lichfield, che ne svecchia l’immagine con foto molto informali; c’è una foto in cui tutta la royal family posa molto décontractée in un salone di palazzo: qualcuno perfino in dolcevita, e bambini con le dita nel naso. Lei non ha un’aria molto convinta, anche perché la famiglia reale sembra una qualunque famiglia di ricconi texani, o brianzoli (sono poi gli anni di nascita di Dallas e Dynasty).

Negli anni Ottanta lei pensa di riposarsi un po’ e vorrebbe cedere il posto a Diana (ma nelle foto del matrimonio ha una faccia per niente contenta). E’ già stata martirizzata con la più proficua joint venture di sempre tra industria discografica e Casa Reale, con il God Save The Queen dei Sex Pistols del 1977, immagine di James Reid, scandali e pubblicità gratis per entrambi, per decenni. Finisce in diversi Warhol e Gilbert&George. Pensa di poter vivere di rendita.

Nei Novanta, invece, annus horribilis, 1992, divorzi plurimi in famiglia, tragedia anche di comunicazione sotto il ponte dell’Alma, e soprattutto incendio del castello di Windsor. Sarà un caso, ma le uniche due foto in cui la regina è affranta sono questa con un vigile del fuoco a visitare i danni (addirittura si mette una mano in faccia) all’adorato castello e quella (ma qui non c’è) di lei che inopinatamente piange (!) di fronte allo smantellamento del reale yacht Britannia. Sarà forse una donna materiale?

Poi, anni duemila, definitiva consacrazione: ritratta da Annie Leibovitz, che la fa con un mantellone da commodoro o ammiraglio, citazione di un ritrattone a olio di Carlo Annigoni, e Lucian Freud che la deturpa in un mini-quadrino tascabile; e infine operazione 3D e diorama anche un po’ inquietante del faccione regale, posto all’ingresso della mostra, ottenuto con 10.000 foto elaborate e sovrapposte da Chris Levine (con in testa la famosa tiara di una foto del 1952). Dall’incoronazione al 3D, decine di commemorazioni e commemorazioni di ricorrenze: il novantesimo compleanno di Filippo, il Silver e il Golden Jubilee, le nozze d’Argento e d’Oro, gli 800 anni dell’isola di Guernsey, il compleanno del Commonwealth. Dal 1971, anniversario dei primi 25 anni di matrimonio, ogni occasione è buona e fa business e rinfresca la memoria. Lo dimostrano i molti visitatori di questa mostra, giovani anche in apparenza indignados e forse occupy: non certo pericolosi reazionari; eppure nelle foto indicano i personaggi e i parenti regali anche più lontani e sconosciuti nelle foto minori: li sanno tutti.

Articoli Suggeriti
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Leggi anche ↓
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Le scorie del dibattito sul nucleare italiano

Tra ministri dalle idee non chiarissime, popolari pagine Facebook e cartoni animati virali su YouTube, la discussione sull'atomo in Italia è una delle più surreali degli ultimi anni.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.