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I video dei mezzi abbandonati dai russi durante la ritirata da Kherson

10 Novembre 2022

Ieri il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha annunciato in conferenza stampa che ai soldati russi è stato dato l’ordine di ritirarsi dalla città di Kherson e dai territori a essa circostanti: le truppe, ha detto Shoigu, ripiegheranno sulla sponda est del fiume Dnipro, in una zona che i soldati della Federazione riescono ancora a tenere sotto controllo. Per molti, l’annuncio di Shoigu è una svolta che rende ufficiali le enormi difficoltà che i russi negli ultimi mesi hanno incontrato nel tentativo di mantenere i territori conquistati durante i primi giorni dell’invasione. Kherson era, da questo punto di vista, una città simbolo, conquistata all’inizio della guerra e tenuta sotto controllo russo fino a questo momento.

Nonostante lo scetticismo del governo ucraino di fronte all’annuncio di Shoigu – Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, ha fatto capire che i russi preferiscono parlare di una loro ritirata, volontaria e strategica, invece che delle sconfitte, numerose e impreviste, che stanno subendo negli scontri con i soldati ucraini – in queste ore sui social media stanno girando diversi video che mostrano i mezzi, militari e non, che i russi stanno abbandonando sul campo. A guardare le immagini, si può intuire la fretta con la quale i soldati russi hanno lasciato Kherson: nei video si vedono carrarmati abbandonati, artiglieria lasciata a terra, mezzi di trasporto semi-distrutti, interi accampamenti che danno l’impressione di essere stati abitati fino a pochissimo tempo fa. Su tutto – tranne che su una vecchia lavatrice rotta, una delle inquadrature più surreali che si vedono in questi video – campeggia la Z simbolo dell’invasione russa.

Mercoledì Zelensky ha detto che «c’è felicità nell’aria, ed è facile capire perché», invitando però a contenere l’entusiasmo perché la guerra, purtroppo, continua. Secondo John Spencer, ex militare ed esperto di guerriglia urbana, tema sul quale ha scritto un vero e proprio manuale, tradotto in ucraino e qualche mese fa distribuito gratuitamente nel Paese (lo avevamo intervistato per il numero 51 di Rivista Studio), si tratta di un’altra svolta nel conflitto, ancora negativa per la Russia. «Kherson era l’unico capoluogo che la Russia era riuscita a conquistare nella prima fase dell’invasione, e non sono riusciti a tenerla». Per dare un’idea della portata di questa decisione del comando militare russo: il generale Sergei Surovikin, responsabile dell’operazione militare speciale, ha ammesso che «non è stata una scelta. Ma, allo stesso tempo, in questo modo salveremo le vite di moltissimi militare e preserveremo le capacità offensive delle nostre forze». C’è da dire, come molti stanno notando in queste ore, che queste non sembrano le parole del generale di un esercito invasore.

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