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Ci sono molte prove che Ken non sia il fidanzato di Barbie (e la più clamorosa si trova in Toy Story 3)

Ormai anche chi non l’ha ancora visto conosce lo slogan del film diretto da Greta Gerwig, migliore debutto al botteghino di una regista donna nella storia del cinema: «Lei è tutto. Lui è solo Ken». Come dimostra Ryan Gosling con la sua perfetta interpretazione, il povero Ken è considerato da tutti «l’accessorio umano di Barbie». Come ricorda il Daily Beast in un bell’articolo dedicato al ruolo di Ken, non è sempre stato così: quando Ken fu presentato per la prima volta nel 1961, il suo primo spot pubblicitario cercò di posizionarlo come un pari e, ovviamente, come il fidanzato di Barbie. «Prendi sia Barbie che Ken e scopri dove porterà la loro storia d’amore!», suggeriva lo spot. I produttori di giocattoli Mattel però non hanno mai trattato Ken come un pari: mentre Barbie ha avuto oltre 200 carriere, Ken ha avuto solo una quarantina di professioni. Ora, complice l’ossessione per il Barbieworld generata dal film (qui la nostra recensione), si sta facendo strada sui social una teoria che in realtà circola almeno dal 2010 e che spiegherebbe perché Ken tende a stare sempre «un passo indietro» a Barbie o addirittura a non comparire proprio. Secondo queste speculazioni, Ken non sarebbe affatto il fidanzato di Barbie, bensì il suo migliore amico gay.
Anche se i suoi creatori affermano che è etero, ci sono varie prove del contrario, ad esempio il sexy Ken lanciato nel 1993, dotato di orecchino nell’orecchio sinistro, collana cock ring, giacca di pelle viola e top di rete rosa. Ma forse, come scrive Barry Levit sul Daily Beast, la prova più indiscutibile che Ken sia in realtà un membro della comunità queer proviene da Toy Story 3. Significativamente, le prime parole che Barbie e Ken si scambiano nel film del 2010 riguardano il loro abbigliamento: «Adoro i tuoi scaldamuscoli», dice Ken, «Bell’ascot», risponde lei. Quando riesce finalmente a portare Barbie nella sua DreamHouse, Ken la accompagna nella cabina armadio e sfila davanti a lei. Alla fine del film c’è anche un riferimento alla calligrafia di Ken, che quando firma circonda il suo nome di cuori e stelline.
Come sottolinea Levit, la natura implicita dell’omosessualità di Ken in Toy Story 3 richiama l’archetipo hollywoodiano del migliore amico gay, personaggi i cui atteggiamenti oltrepassavano i limiti posti dall’eteronormatività senza essere esplicitamente queer. «Non erano tutti uguali, questi personaggi: alcuni erano dispettosi, altri dolci, alcuni avevano secondi fini e altri offrivano sostegno incondizionato. Ma ciascuno di loro veniva definito dalla relazione con la persona etero. Non abbiamo mai imparato molto su di loro come individui. Vivevano ai margini, all’ombra delle loro controparti etero, difficilmente avendo uno scopo senza di loro; quella rappresentazione rimane vera oggi». Ed è praticamente il ritratto perfetto di Ken.