Cosa abbiamo letto a marzo in redazione.
È uscito il romanzo del figlio di John Le Carré con lo stesso protagonista usato da suo padre

John Le Carré è morto nel 2020 e nel suo testamento ha affidato una missione agli eredi: assicurarsi che i suoi libri continuassero a essere letti e a essere discussi. È per rispettare le ultime volontà del padre che il figlio Nick Harkaway, con il consenso del resto della famiglia, ha deciso di scrivere un nuovo romanzo con protagonista la leggendaria spia George Smiley. Quattro anni dopo la morte di Le Carré padre esce dunque Karla’s Choice, ambientato nel decennio tra La spia che venne dal freddo e La talpa.

Come ha raccontato in un’intervista concessa a Npr, all’inizio Harkaway – che di mestiere fa lo scrittore – non aveva intenzione di scriverlo lui, questo libro. Presa la decisione di proseguire la saga di George Smiley, si era messo a cercare autori e autrici che potessero essere all’altezza del compito, e aveva anche stilato una lista di possibili firme. È stato suo fratello, poi, a suggerire la soluzione più semplice e anche più giusta: Karla’s Choice avrebbe dovuto scriverlo lui. All’inizio Harkaway era ovviamente titubante, per ovvie ragioni: maneggiare un classico del Novecento non è facile per nessuno, poco conta essere figli di scrittori o romanzieri navigati (Harkaway ha pubblicato sette libri, un saggio e sei romanzi, uno di questi, Il mondo dopo la fine del mondo, uscito anche in Italia con Mondadori).
In attesa dell’uscita italiana di Karla’s Choice – al momento non si hanno informazioni a riguardo – questa è la sinossi del libro, attentamente ripulita da qualsiasi cosa possa anche solo lontanamente essere considerato spoiler. L’anno è il 1963, appunto tra La spia che venne dal freddo e La talpa. George Smiley si è ritirato dal mestiere di spia, ma è richiamato in servizio per portare a termine un incarico apparentemente semplicissimo: fare un colloquio con una persona. Una curiosità che non è uno spoiler: la Karla che dà il nome al titolo è l’avversario di Smiley, un suo pari assoldato dal Kgb.

Dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot e il flop di Freaks Out, il regista romano torna con un altro film, anche questo di genere, anche questo costosissimo, anche questo folle per gli standard del nostro cinema.