Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
L’Hammer Museum di Los Angeles ospiterà una mostra su Joan Didion
Californiana di quinta generazione, Joan Didion ha scritto i suoi romanzi, saggi e sceneggiature più importanti proprio in California. Si trasferì a New York (per la seconda volta) nel 1988 e lì rimase fino alla morte, nel 2021, a 87 anni. Come ha ricordato il New York Times, New York e la California si sono sempre litigati l’eredità culturale di una delle più grandi scrittrici americane. Joan Didion: What She Means, la grande mostra che aprirà l’11 ottobre all’Hammer Museum, chiude la discussione decretando un vincitore: Los Angeles. L’esposizione racconta la vita e la carriera di un’icona letteraria tra le più amate e imitate (per tante ragioni che non hanno soltanto a che fare con la sua scrittura: ne parlavamo qui) con dipinti, fotografie, video e materiale d’archivio. Oggetti che assumono il valore di reliquie: dalle pagine delle sceneggiature originali scritte insieme a suo marito, John Gregory Dunne, alle locandine dei film, dall’insegna della società assicurativa e immobiliare che suo padre possedeva a Sacramento a un video di Andy Warhol di un tramonto a Malibu.
La mostra è curata da uno scrittore e critico diventato amico della scrittrice durante gli anni di New York, Hilton Als, autore della prefazione all’ultima raccolta di saggi di Didion, Let Me Tell You What I Mean. Als ha dato al progetto dimensioni a dir poco ambiziose: documentando l’evoluzione degli interessi di Didion nel corso degli anni, ha accumulato quasi 215 oggetti che saranno esposti in uno spazio di circa 1000 metri quadrati. Ci sono anche opere di Ed Ruscha, Wayne Thiebaud, Diane Arbus e Richard Avedon, un ulteriore modo per descrivere il senso della California per Didion, argomento centrale nella sua scrittura e parte fondamentale della sua personalità.