C’è uno scontro di petizioni sull’inclusione di Israele all’Eurovision

15 Febbraio 2024

Come era successo già con la Russia in occasione dell’invasione dell’Ucraina, anche intorno a Israele, che da diversi mesi sta bombardando Gaza (e zone del Libano e della Siria), si sta sviluppando un dibattito acceso sull’opportunità o meno di invitare il Paese a manifestazioni internazionali. Parliamo dell’Eurovision, nello specifico. Quest’anno si terrà in Svezia, a maggio, e all’inizio del 2024 oltre millequattrocento artisti finlandesi e islandesi hanno chiesto che il Paese guidato da Netanyahu venisse escluso dalla competizione.

«Non si accorda con i nostri valori che uno Stato che commette crimini di guerra e continua un’occupazione militare possa avere un palcoscenico pubblico per ripulire la sua immagine nel nome della musica», si legge sulla petizione. In risposta all’appello, un portavoce dell’Eurovision ha detto: «L’Eurovision è una competizione per reti televisive, non per governi, e la rete pubblica israeliana ne è stata parte per 50 anni». Ora è arrivata un’altra lettera aperta, questa volta a favore dell’inclusione di Israele nella competizione. La petizione è promossa dall’organizzazione non-profit Creative Community For Peace, che che si impegna “contro i boicottaggi verso Israele”, e dice: «Crediamo che eventi unificanti come le gare canore siano fondamentali per creare ponti attraverso le nostre divisioni culturali, e per unire persone di tutte le esperienze attraverso il loro amore per la musica». Aggiunge: «Chi chiede l’esclusione di Israele sta sovvertendo lo spirito della competizione, trasformandola da una celebrazione dell’unità in uno strumento politico».

Sono circa 400 le personalità che hanno sottoscritto la lettera, e tra loro spiccano Gene Simmons, Helen Mirren e Boy George. La stessa organizzazione, racconta il Guardian, si era già spesa a supporto di Israele proprio nel contesto dell’Eurovision: era il 2019, quando Tel Aviv aveva vinto il diritto di ospitare quell’edizione della gara, e in molti, in tutto il mondo, avevano chiesto di boicottare l’evento. L’anno precedente, infatti, l’esercito israeliano aveva ucciso 62 civili disarmati durante delle proteste a Gaza, ferendone altre centinaia. In Italia non si era diffusa molto, quella protesta, rimanendo circoscritta a un piccolo circolo fatto di nomi come Assalti Frontali, Moni Ovadia, Jorit e Vauro.

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