Hype ↓
18:44 sabato 19 aprile 2025
Il 25 aprile Lucky Red riporta al cinema Porco rosso di Hayao Miyazaki Con delle proiezioni speciali per celebrare la Festa della Liberazione.
Google sta sviluppando un’intelligenza artificiale per parlare con i delfini Se tutto andrà secondo i piani, DolphinGemma ci aiuterà finalmente a capire cosa dicono e a comunicare con loro.
La Royal Philarmonic Concert Orchestra farà due concerti in cui suonerà la colonna sonora di Metal Gear Nella più prestigiosa delle cornici, anche: la Royal Albert Hall.
È uscito un libro con tutte le fotografie scattate da Corinne Day sul set del Giardino delle vergini suicide Pubblicato da Mack, è un'aggiunta indispensabile al kit di sopravvivenza di tutte le sad girl del mondo.
Un gruppo di giovanissimi miliardari sta organizzando delle gare di spermatozoi Il pubblico potrà seguire tutto in diretta streaming e anche scommettere sullo spermatozoo vincitore.
Jonathan Anderson è il nuovo Direttore creativo di Dior Men Debutterà a giugno, a Parigi, durante la settimana di moda maschile.
«Non siamo mai stati così vicini alla scoperta della vita su un altro pianeta» Lo ha detto il professor Nikku Madhusudhan, responsabile della ricerca dell'Università di Cambridge che ha trovato molecole compatibili con la vita sull'esopianeta K2-18b.
La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Intervista a Patrizia Moroso

Il Friuli, i fumetti, e 60 anni di design senza riccioli: una donna e una mostra raccontano.

26 Giugno 2012

Qualcosa fa di lei la Karl Lagerfeld del design. Non per la ritualità nel portare ampie tuniche nere o per il caschetto con frangetta che muove rapidamente (e che assomiglia invece a  quello della cantante dei Gossip). No, è la Lagerfeld del design perché capta con un entusiasmo incredibile il rischio, quel rischio che ha solo chi è davvero un debuttante, e come tale, rischia tutto. E sceglie di credere nel Signor Nessuno  per rivoluzionare un’intera maison. Patrizia Moroso, all’ordine art-director della propria azienda di famiglia, Moroso, sa esattamente a cosa non va incontro quando capta il nuovo designer su cui puntare: non andrà in contro alla continuità, e questo le piace molto.

«Quando sono stata richiamata all’ordine dai miei» inizia subito rapida, mentre ti fissa e passeggia ancora meravigliata tra le installazioni dell’ultima mostra inaugurata pochi giorni fa all’Hangar Bicocca per i 60 di storia di Moroso, l’art director della maison parte subito dal momento meno brillante (eppure più clou) dell’azienda di famiglia «sì, quando i miei mi hanno chiamato, in quel modo che a tutti prima o poi succede, sapevo. La Moroso non era al massimo della forma, produceva mobili moderni, nulla con riccioli o che, c’era Antonio Citterio che ne seguiva la direzione artistica, era un prodotto carino, ineccepibile. Non ci siamo trovati a dover passare dal Medioevo alla contemporaneità. Eravamo già nei tempi moderni» .

In questa installazione nello scuro Hangar Bicocca la storia di Moroso si scioglie tra ziggurat di sedute che sembrano farfalle appoggiate (di Patricia Urquiola) e una linea fluida che rende il tempo e i designer che l’hanno creato un’unica cosa (Martino Gamper) «la riconoscenza? Certo che l’avverto: il gruppo di persone che ha reso possibile tutto questo, in buona parte ha incominciato con me, ma ci siamo trovati. Vede? Questa è una delle parti di Patricia (Urquiola) ma lei è anche altrove -e si guarda intorno ancora entusiasta- con lei quasi 20 anni fa è stato così: è un talento ora, lo era allora. Ed era strano perché io ero la mosca bianca di questo ambiente di design che molti anni fa era parecchio maschilista, poi è arrivata Patricia Urquiola, non ci conoscevamo, ci siamo capite ed è stata complicità assoluta. Un’altra rarità? Forse, ma anche se tra donne può correre tutt’altro io e lei ci siamo sempre capite al volo. Anche ora».

Richiamata all’ordine, si diceva, in quella che è una buona famiglia friulana dove l’azienda non è un’ambizione ma una natura, per questo richiamare a casa Patrizia non è stato un trauma, ma un ovvio ordine di cose «Ci si mette la vita nel proprio lavoro. E questo, mi creda, ti ripaga di tutto quello che hai dato». Parla in fretta, ma ti fissa costantemente come a cercare la conferma che quello che ha detto crei in te lo stesso entusiasmo che anima lei la crisi aiuta il cambiamento. «É così. Quando mi hanno fatto presente di tornare a casa io stavo a Bologna, erano anni stupendi per quella città, sì era la città di Pazienza, ma anche di molti altri, io non disegnavo ma ero nel pieno movimento dei fumettari. Mi ricordo che sono tornata a Udine con un caro amico, che oggi  è un architetto internazionale: aveva 22 anni, ci siamo messi al tavolo con i miei genitori e ho pensato, grazie al cielo non abbiamo angosce o necessità imminenti e io due o tre ideuzze che mi frullano in testa le ho. Lui era Massimo Iosa Ghini, allora incredibile illustratore della scena bolognese».

Mentre Martino Gamper si muove sinuoso quanto le sue creazioni tra divani e chaise lingue patchwork l’impero Moroso prende forma: sessantanni di storia che si susseguono grazie all’allestimento di Marco Viola, fidatissimo amico di Patrizia Moroso che solo durante l’inaugurazione ha preso visione di tutto «Non c’ero, ero in Friuli, fa un certo effetto vedere questo allestimento (poco prima l’abbiamo sorpresa vagare in solitaria con un morbido sorriso stampato in volto) – sì la mia famiglia è stata coraggiosa. Ci ha lasciato provare. Perché la seconda generazione se ne va e tu che fai? I miei preferivano vedermi lì che non vedermi del tutto». Patricia Urquiola, Ron Arad e Martino Gamper a parte, sì, la crisi Patrizia Moroso l’ha guardata da un altro settore.

Articoli Suggeriti
Esisterà mai una città dei 15 minuti?

Intervista a Carlos Moreno, l'urbanista franco-colombiano che ha teorizzato il concetto di Human Smart City e la necessità di creare quartieri in cui tutto sia a portata di mano.

Cosa comporta avere un murales di Banksy sulla tua casa

Leggi anche ↓
Esisterà mai una città dei 15 minuti?

Intervista a Carlos Moreno, l'urbanista franco-colombiano che ha teorizzato il concetto di Human Smart City e la necessità di creare quartieri in cui tutto sia a portata di mano.

Cosa comporta avere un murales di Banksy sulla tua casa

Il New Yorker ha stroncato Le otto montagne

Sta per arrivare un nuovo album dei Dogstar, la band di Keanu Reeves

Tutte le produzioni hollywoodiane sono ferme per lo sciopero degli sceneggiatori

Presto potremmo vivere in un mondo senza tupperware perché Tupperware sta fallendo