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Petali di rosa, ostriche e tutte le altre metafore “sicure” usate dai media per illustrare la vagina

26 Luglio 2016

Illustrare una storia o un articolo online che parla specificamente di genitali è un problema: su internet e i social network diverse linee guida e sistemi che impediscono la proliferazioni di materiale pornografico censurano i contenuti “offensivi”, rendendo difficile l’operazione. Il New York ha raccolto una serie di modi in cui i media hanno provato a rendere “safe for work” pezzi che si riferivano alla vagina, usando riferimenti al mondo animale, vegetale, a quello del cibo e degli oggetti.

graTra la flora, le metafore usate per ricondursi all’organo sessuale femminile spaziano dall’orchidea, al giglio, alla rosa (o ai petali di rosa), alla semplice erba, mentre tra la fauna spiccano gli utilizzi (impropri?) di castori, le immancabili ostriche e vongole, conchiglie e criceti (sì, criceti). Quanto al cibo, Health illustra i “20 Facts Every Woman Should Know About Her Vagina” con una pesca, mentre Self opta per un mezzo mandarino (si segnalano anche il pistacchio usato da Vice e il kiwi di questo blog qui).

Ma per rimandare la mente a una vagina basta una serie di oggetti, dalle lenzuola in raso a un portamonete rosa (finito anche sulle copertine di Granta, prima, e Internazionale, poi), a una mera cerniera. Poi c’è l’uso più esistenzialista di una donna nuda che tiene in mano un punto interrogativo, sull’Huffington Post.

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