Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
Un artista ha rifatto la piscina di Hockney ma con gli addetti alle pulizie
Un cielo blu, senza nuvole e riprodotto un infinito numero di volte. È accaduto ancora attraverso l’opera dell’artista Ramiro Gomez, che ha popolato “A Bigger Splash” di David Hockney con il personale per la manutenzione della piscina. Trasformando il dipinto simbolo di un preciso e languido stile di vita in un’analisi sociale. Cosa succede prima e dopo il tuffo? La risposta è in “No splash”.
«Hockney ha deciso di concentrarsi su un tuffo che durerà appena due secondi, mentre io ho deciso di concentrarmi su tutto ciò che stava dietro e sulla storia del personale, spesso composto da persone immigrate e dimenticate», ha affermato l’artista al Guardian. Gomez è nato in California, figlio di immigrati privi di documenti. «Vengo da una grande comunità messicano-americana di San Bernardino», e si è imbattuto nel quadro di Hockney per la prima volta a scuola. L’idea di “No Splash” è il risultato di un vissuto personale, quando nel 2009, per problemi finanziari, Gomez ha dovuto abbandonare gli studi al California Institute of Arts trovando lavoro come tata nella famiglia di un video editor. «Ho trascorso più di due anni tra le famiglie più ricche di Los Angeles, conoscendo governanti, tuttofare, giardinieri spesso di origini messicane come me».

“No Splash” di Ramiro Gomez
Eppure, quando sfogliava le riviste di interni per i propri progetti artistici, «vedevo solo case bellissime, e nessuno di quelli che ci lavorano». Così ha iniziato a strappare le pagine dei magazine, dipingendovi il personale fino ad arrivare a Hockney. «Ma non voglio fare carriera reinterpretando i suoi dipinti. Per questo ora sto realizzando opere simili, ma rielaborando “Las Meninas” di Velasquez e altri», perché quella di eliminare il personale è una tendenza artistica che si ritrova oggi anche a Londra, in Spagna, a Hong Kong, ricorda il Guardian. «Il mio non è attivismo, ma un’altra cosa. Solo un modo per ripopolare i dipinti con tutte le persone che vengono sempre dimenticate».

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