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Su Rolling Stone Usa Kissinger è stato definito il peggior stragista della storia americana
All’età di 100 anni è morto Henry Kissinger. La notizia della morte l’ha data la sua società di consulenza con un comunicato stampa: l’ex segretario di Stato è morto nella sua casa in Connecticut, nella notte di mercoledì 29 novembre. Tra i tantissimi articoli che questa mattina i giornali di tutto il mondo dedicano a Kissinger, uno dei più commentati è quello scritto da Spencer Ackerman sull’edizione americana di Rolling Stone. Titolo: “Henry Kissinger, criminale di guerra amato dalla classe dominante americana, è morto, finalmente”. Sottotitolo: “L’infamia dell’architetto della politica estera di Nixon resterà per sempre nella storia dei peggiori stragisti della storia. Una vergogna peggiore spetta al Paese che lo celebra”. Ackerman paragona Kissinger a Timothy McVeigh – responsabile della più grande strage della storia degli Stati Uniti, 168 persone uccise con una bomba fatta esplodere nel Murrah Federal Building di Oklahoma City – sostenendo che la storia andrebbe corretta per dare a Kissinger il primato che gli spetta nella classifica dei mass murder americani. Citando il libro Kissinger’s Shadow del professore di Yale Greg Grandin, Ackerman sostiene che dal ’69 al ’76 Kissinger ha contribuito alla morte di almeno tre e al massimo quattro milioni di persone in tutto il mondo, tra Cile, Cambogia, Indonesia, Pakistan, Africa e Medio Oriente.
«Pochi diplomatici sono stati celebrati e disprezzati con la stessa veemenza. Considerato il più potente segretario di Stato del secondo dopoguerra, è stato descritto sia come l’ultrarealista che ha trasformato la diplomazia per favorire gli interessi degli Stati Uniti che condannato per aver abbandonato i valori americani, soprattutto in fatto di diritti umani, quando si è trattato di favorire l’interesse nazionale», questa la descrizione di Kissinger fatta da David E. Sanger sul New York Times. Lo stesso New York Times ospita però anche un op-ed estremamente critico, duro quasi quanto quello di Ackerman su Rolling Stone: lo scrive Ben Rhodes, per il quale Kissinger è «l’ipocrita», «l’opportunista» nella cui storia si può leggere «la differenza tra la storia che l’America, la superpotenza, racconta e il modo in cui essa agisce nel mondo. […] Contribuì a prolungare la guerra in Vietnam, allargando poi il conflitto alla Cambogia e al Laos, dove gli Stati Uniti sganciarono più bombe di quante ne sganciarono sulla Germania e il Giappone nella Seconda guerra mondiale».
Ci sono anche coccodrilli meno spietati nei confronti di Kissinger, ovviamente. Thomas W. Lippman del Washington Post (giornale che pubblica anche un racconto della «sorprendente vita sentimentale» di Kissinger, descritto come un “West Wing playboy”) racconta l’ex segretario di Stato come il diplomatico che ha scritto la storia della Guerra fredda, esercitando «un controllo senza pari sulla politica internazionale. È stato anche l’oggetto di critiche spietate che lo hanno descritto come privo di princìpi e di morale». Anche il pezzo pubblicato sul Time, scritto da Madeline Joung, sottolinea quanto controverso sia stato Kissinger: «Secondo un sondaggio Gallup, nel 1973 era l’uomo più ammirato d’America, lo stesso anno in cui, tra le polemiche, gli fu assegnato il premio Nobel per la pace, assieme al nordvietnamita Le Duc Tho, per gli accordi di pace di Parigi. È stato anche fortissimamente criticato e accusato di essere un criminale di guerra». Anche il Guardian ha pubblicato un obituary tutto sommato moderato, in cui Kissinger viene ricordato come il segretario di Stato dalle «impareggiabili abilità diplomatiche, instancabile, spietato nel proteggere gli interessi del suo Paese». C’è da dire, però, che il Guardian aveva già fatto le sue durissime critiche all’eredità di Kissinger lo scorso 25 maggio, due giorni prima del suo centesimo compleanno: in quell’occasione, Peter Beaumont aveva scritto un pezzo in cui si raccontava come «l’indecente diplomazia» di Kissinger avesse causato una guerra in Angola e avesse contribuito a prolungare il regime di apartheid.