Cose che succedono | Letteratura

Han Kang ha deciso di non festeggiare il Nobel a causa delle guerre in Ucraina e Palestina

L’unica persona a non aver detto niente di niente sul premio Nobel per la letteratura vinto da Han Kang è stata Han Kang. Venerdì era stato suo padre, lo scrittore Han Seung-wo, a spiegare che il silenzio della figlia era una questione politica: «Mi ha detto che con una guerra in corso tra Russia e Ucraina e un’altra tra Israele e Palestina, con il conteggio dei morti che prosegue giorno dopo giorno, pensa che non sia il caso di tenere una conferenza stampa per festeggiare. Mi ha detto di chiedervi di essere comprensivi e di accettare la sua scelta».

Non solo Kang non ha tenuto la conferenza stampa di rito che ci si aspetta da tutti i vincitori del premio Nobel, ma non ha fatto nessuna dichiarazione pubblica di nessun tipo. Il suo silenzio è diventato un fatto di cronaca in Corea del Sud, dove ovviamente Kang è la persona più chiacchierata in questi giorni: nessuna scrittrice e nessuno scrittore sudcoreano aveva mai vinto il premio prima di lei, in tutte le librerie del Paese c’è la fila per acquistare i suoi libri, le scorte stanno finendo velocissimamente e si fa fatica anche a trovarne copie online perché il traffico verso i venditori online sta facendo crashare parecchi siti. Di tutto questo, Han Kang non ha detto nulla e probabilmente non dirà nulla per un pezzo.

Chi conosce l’opera di Kang sa che uno dei temi trattati in essa è la violenza che lo Stato esercita sull’individuo (c’è un bel pezzo di New Republic che approfondisce questo aspetto), e pochi momenti nella storia recente dell’umanità ci hanno ricordato quanto brutale e gratuita questa violenza possa essere.