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La storia della serie di Gregg Araki per Mtv di cui esiste solo un episodio
In un’intervista per Dazed il regista Gregg Araki ricorda esattamente come nacque l’idea per This is How the World Ends, una serie dramedy, un teen drama ambientato in un liceo che sarebbe potuta diventare un cult Y2K, se solo fosse uscita. Nel 1999 si trovava al Sundance Film Festival per pubblicizzare il suo ultimo film Splendidi amori, quando è stato avvicinato da alcuni dirigenti di Mtv Productions, che gli proposero una collaborazione. All’epoca se si accendeva la televisione, difficilmente si poteva sfuggire a serie tv come Beverly Hills 90210 o Dawson’s Creek, che lui, Araki, trovava però tremendamente noiose. Sempre le stesse conversazioni, tutti che alla fine erano stati con tutti, bravi ragazzi che cedevano a qualche vizio, ma per Araki ciò che mancava era l’elemento “sorpresa completamente folle”. Il regista oggi descrive ciò che propose a Mtv come un «Twin Peaks che incontra Dawson’s Creek». Twin Peaks, serie che ha particolarmente scioccato e affascinato Araki negli anni della sua formazione, ha avuto una grande ed evidente influenza sulla filmografia del regista. Nel cast c’erano diversi volti noti degli anni Novanta, tra cui Justin Pierce, reduce dal successo della serie del 1995 Kids, ma deceduto a pochi mesi dall’inizio delle riprese.
A oggi This is How the World Ends è solo un episodio “di presentazione”, così lo chiamò Mtv, dopo aver annunciato ad Araki che il budget per la serie era dimezzato e che quindi l’emittente non si poteva permettere di finanziare l’intero pilot. Poi la rinuncia totale. Il regista si spiega parzialmente quella decisione perché, dice, iniziava il periodo dei reality, molto più economici e redditizi di una serie indie d’autore. Non nega però che ci rimase molto male, ed è rimasto convinto che quella serie sarebbe potuta diventare una punta di diamante per Mtv. La buona notizia è che il suo lavoro non è andato completamente perduto, l’episodio di 45 minuti è infatti disponibile, a una risoluzione che evoca una certa nostalgia, su YouTube. Alcune scene che erano state pensate per la serie, sono state riciclate da Araki per Kaboom, film vincitore della Queer Palm alla sessantacinquesima edizione del Festival di Cannes, scrive Dazed. Sotto al primo episodio sono tanti i commenti dispiaciuti, di persone che elogiano l’estetica tipica degli anni Novanta che pochi altri registi sono stati in grado di catturare al pari di Araki o che si chiedono che impatto culturale avrebbe potuto avere una serie di quel tipo.