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La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Ryan Gosling, online

Prendi il corpo più forte della sua generazione, lo castri ed ecco il fidanzato ideale: il ragazzo sensibile.

14 Maggio 2012

Sette giorni fa, mentre esultavo perché in un altro continente va in onda una modesta serie TV dove una donna si prostituisce senza che ciò le annienti famiglia e autostima, e anzi ogni tanto sorride sul lavoro, accennavo alla persistenza nelle narrazioni moderne di un “tipo” maschile molto definito. Lo specchio perfetto della Cortigiana Felice, forse. Lo chiamavo il falegname contiene moltitudini, promettevo che ne avremmo riparlato.

Oggi ci arriviamo, giuro. La prendo solo un po’ larga. La prendo a partire da Ryan Gosling.

Ryan Gosling, nel mondo di carne: ex attore bambino rivelato da un film dove faceva l’ebreo neonazista, portavoce di un monologo sui legami tra i pompini e la bomba atomica, candidato all’Oscar interpretando un professore tossicodipendente. A un certo punto è stato l’unica fonte di guadagno per entrambi i genitori. Abitavano in un parcheggio per roulotte. Ora lui si fa i tatuaggi in casa.

Ryan Gosling, online: un uomo per cui “vivere pericolosamente” significa portarti un mazzo di rose bianche.

E’ cominciato tutto da un blog. Fuck Yeah Ryan Gosling. Conteneva soltanto foto del nostro eroe, introdotte dalla stessa frase – “Hey Girl…” – a cui seguiva una seconda frase a metà tra il cartiglio dei Baci Perugina e l’approccio da bar. Abbiamo visto nascere meme da molto meno. Ma questo qui se l’è inventato una donna? Macché. Un maschio. Uno che scelse Gosling perché «piaceva alle ragazze», e sperava di farne «un’alternativa romantica e leggera» a un tormentone allora popolarissimo, basato sul rapper e presentatore televisivo Xzibit. La stessa frasetta “Hey Girl…” è un piccolo prestito dalla musica R’n’B anni ’90.

Certi meme funzionano in base alla quantità di immagini reperibili, e visto che in questa vita tutto ci manca salvo le foto in cui Gosling fa le facce buffe, tutti possiamo dire la nostra. (To’, ecco la mia.) La mutazione di maggiore successo è stata Feminist Ryan Gosling, in cui, oltre a indossare camicette di finissimo taglio, l’eroe si preoccupa di prendere appunti al corso di Storia delle Donne, e vuole discuterne con te, dopo. Ma ci sono altrettanti Gosling ritagliati sui bisogni di chi lavora a maglia, delle bibliotecarie e di chi ama Silicon Valley, e di chi aspetta con ansia le prossime elezioni. Tutti carini allo stesso modo, sempre prodighi di regali, in contatto con le loro emozioni, tutti capaci di piangere lacrime vere.

Se Nicolas Cage è la cosa più vicina a Dio che Internet abbia mai avuto, Ryan Gosling è la prova che nulla conserva il suo primo significato troppo a lungo, online. Prendi il corpo più forte della sua generazione, lo castri in ogni possibile senso, gli strappi la spina dorsale, ed eccoti qui col tuo fidanzato ideale: il ragazzo sensibile. Che si muove sullo stesso livello di narrazione globale dove tutto è cute and harmless fun, divertimento carino e innocuo. Tra le varianti più significative della formula trovate un blog il cui nome –Ryan Gosling Disneyland Cats – promette esattamente quello che mantiene. Un altro chiede: «Ryan Gosling è più carino di un cagnolino?», e tira le somme un confronto alla volta.

Io riporto tutto questo a un discorso che chiamo Fatti Chiavare Da Gesù, perché sono una pessima cristiana (protestante, grazie). Mi spiego meglio: a volte, per assolvere te stessa da ogni responsabilità in termini di desiderio sessuale, è necessario attribuire uno spessore non comune all’uomo-oggetto del giorno. I belli non saranno mai soltanto belli. Così come i cattivi non saranno mai davvero cattivi; sono incompresi, e sotto quelle intenzioni minacciose nascondono un cuore d’oro. (E’ accaduto a Draco Malfoy, a Loki, e non volete sapere che fine ha fatto il Joker.) Rispetto a loro, Ryan Gosling viene calato in una sagoma romantica leggermente diversa, ma altrettanto pronta all’uso. Il falegname, appunto.

Regole-base:

1. L’uomo fa un lavoro manuale ma qualificato.

2. L’uomo è andato a scuola, ma ha smesso subito dopo il diploma, meglio se prima, oppure ha brillato negli studi e/o in una carriera convenzionale per poi voltare loro le spalle e dedicarsi a un mestiere adeguatamente virile.

3. L’uomo non parla molto, ma sa ascoltare.

4. Nel tempo libero l’uomo pensa alla Terra vista dalla Luna.

Sarebbe scorretto credere che questo personaggio esista soltanto all’interno di narrazioni rosa, segnate nel bene e nel male dall’appartenenza a un genere, a un’etichetta, a uno scaffale – anche se, dati alla mano, lì dentro tra Cattivi Incompresi e Falegnami si copre l’85% della piazza. [Solo che a volte loro spengono incendi. E a volte lavorano da Starbucks, dove servono cappuccini a una persona in carriera che alla fine sceglierà loro, e vivrà felice trangugiando muffin. Ora ripeterò dieci volte ognuno si eccita come ritiene opportuno.] Un simile personaggio-base è comunque frutto del nostro modo di raccontare storie adesso, al di là del genere. Per cui si lavora su una dramatis persona che deve andare bene a tutti, adattarsi a tutte le cornici, arrivare al pubblico in due, tre scene. Lo facciamo anche noi, nel momento in cui iniziamo una conversazione, e sentiamo il piacere o la necessità di interpretare una versione accelerata della nostra personalità. Le sfumature sono faticose, spesso controproducenti. E quindi, vai di archetipo.

Non c’è bisogno di tirare in ballo D.H. Lawrence, che decostruiva il Falegname entro le prime 50 pagine di un capolavoro assoluto, e poi continuava a farlo stare con la protagonista. (Sentiamo, come lo vendereste, voi, “L’amante di Lady Chatterley” al tempo di Hey Girl rRyan Gosling: «entrate per le parti sconce, restate per l’ambientalismo ante litteram»?) Non c’è nemmeno bisogno di ricordare che solo una volta il nostro eroe ha interpretato un personaggio simile, a grandi linee: quello che in Le pagine della nostra vita scriveva lettere a un’eroina borghese, vergine – ovviamente – e ignara. Si è poi tenuto lontano dal genere. Troppo tardi. Forse è bastato un film, forse, più probabile, la seduzione del simbolo vince su tutto.

La prova, per chi ancora cerca una prova, è che a un certo punto Ryan Gosling ha iniziato a metterci del suo. Non solo rideva di cuore di fronte a diversi “Hey Girl…”, ma a uno sguardo esterno poteva sembrare impegnato a vivere la sua vita di carne come il più clamoroso Falegname mai consegnato alla Storia da una pagina appiccicosa. Ed ecco, uno dopo l’altro, Ryan Gosling mette pace tra sconosciuti che litigano per la strada, Ryan Gosling scambia battute cordiali con i fotografi di TMZ, e come scordare Ryan Gosling salva la vita a una giornalista. Tutte storie vere, tutte arrivate a noi tramite fotografie, video, testimoni pronti a raccontare che sì, è successo, era proprio lui. Mille trampolini di lancio per un milione di principi azzurri.

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