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Il governo serbo è accusato di aver usato un “cannone sonoro”, un’arma illegale, contro i manifestanti di Belgrado. E adesso i manifestanti chiedono un'indagine indipendente per scoprire cosa è successo davvero.
I Fontaines D.C. hanno fatto una bellissima cover di “Heart-Shaped Box” dei Nirvana. Cucendola assieme a "Can You Feel My Heart" dei Bring Me The Horizon.
Prima di morire, David Lynch aveva iniziato a lavorare a una nuova serie tv. Lo ha confermato in un'intervista l'attrice Naomi Watts, che avrebbe dovuto essere la protagonista assieme a Laura Dern.
Il marchio cinese BYD dice di aver inventato un’auto elettrica che si ricarica in 5 minuti. E sarebbe un altro bel problema per Tesla, che continua a perdere valore.
È uscito il primo trailer di Together, uno dei film più attesi dell’anno. Presentato all'ultimo Sundance, ha raccolto recensioni tutte entusiastiche.
Se volete leggere tutto il Manifesto di Ventotene, è scaricabile dal sito del Senato. Così capirete se questa Europa è la vostra oppure no, come ha detto Giorgia Meloni alla Camera.
Il governo francese invierà un manuale di sopravvivenza alla guerra in tutte le case del Paese. L'obiettivo è fare in modo che tutti sappiano affrontare «minacce imminenti», hanno riferito fonti vicine al Primo ministro Bayrou.
Quella volta che Nadia Cassini rischiò di andare in carcere per aver mostrato il perizoma in tv. L'attrice, protagonista della commedia sexy all'italiana, è morta oggi a 76 anni.

Ramsay e il complesso dell’aragosta

Sosia, baby sitting, carne di cavallo e popcorn al Grana Padano. Profilo di uno chef

16 Settembre 2011

Per quanto si ostini a dire che il suo signature dish, i ravioli di aragosta, sia nato da amore e fede per le aragoste tout court Gordon Ramsay dovrebbe sapere che solo un uomo, chef, può avere un amore nudo e crudo per le aragoste e si chiama Anthony Bourdain. Nessun piatto stellato o lucidato a nozze nel suo Gordon Ramsay Restaurant potrà mai superare la descrizione sensoriale che Anthony Bourdain svelata nel suo Kitchen Confidential quando racconta i primi anni di lavoro in una bettola sui pontili del Nord America, dove l’educazione sentimentale si gioca tra banconi di legno coperti da gusci di granchio fracassati con martelli, cozze messe in ghiacciaia e slip scadenti dimenticati dalle cameriere. Ramsay invece è un rude cuoco scozzese che si è trovato molto bene davanti allo schermo e ha deciso di rimanerci. Viso chiazzato dal caldo dei fornelli, parlata smangiucchiata, sorriso da hooligan, Gordon Ramsay si è adattato al fenomeno che lo accompagna e che ha reso celebre il suo Hell’s Kitchen anche in Italia.

In un’epoca dominata dagli spagnoli che hanno subìto un arresto dopo l’imminente chiusura del Bulli di Ferran Adrià che assicurava al Paese stelle e polemiche ogni due stagioni, il boom di Ramsay è subito piaciuto ma ora il menu prevede anche belle domande. Perché disorienta un po’che uno scozzese possa salire in cattedra e prendersi appena ventisettenne tre stelle Michelin  (e collezionarne un’altra decina negli anni), che con quel viso ricamato dalle rughe di uno che ride parecchio si regali interviste su testate non cooking-only e che riveli un animo lord nell’apprezzare un ristorante culto del shabbychicchismo come l’ABC di New York (all fair trade e km 0). I quesiti continuano se si pensa che Gordon Ramsay è diventato da allievo di Joël Robuchon a cultore della cucina gridata, che non ha nulla a che vedere con le televendite della Miracle Blade capitanate dallo chef Tony, ma se entri nella case dello Warwickshire con Kitchen Nightmares e finisci pure in un episodio di South Park di certo qualcosa oltre a un gran estro culinario devi avere. E che sia rude.

Una delle gran qualità, o arma segreta, di Mr.Hell’s Kitchen sta proprio nella caratterizzazione che gli viene bene quando è figurata (vedi cartoon) e ancora meglio quando oltre alle guide Zagat sai conquistare anche quelle dei gossip. Un cuoco che è rissoso on-air, che polemizza con la PETA a tempo debito (quando per esempio c’è la corsa di cavalli a Cheltenham e lui sostiene l’importanza di mangiare più carne di cavallo in una dieta, quella brit, troppo povera di sfilacci a colazione), e che in più di venti libri scritti da lui non abbassa mai i toni. Che si è talmente caratterizzato da solo tanto da far sì che il suo sosia non sia uno qualunque: di pochi giorni fa è la notizia della morte di Percy Foster porno-performer trentacinquenne di recente balzato ancora più alle cronache perché aveva una certa somiglianza con lo chef, nonostante le malelingue lo definissero un Mini-Me di Ramsay a causa del nanismo di Foster. E certo Ramsay è poco più indulgente del Dottor Male di Austin Powers.

Quando poi non è intento a battagliare contro i vegetariani, lui che da sempre propone menu sanguigni che farebbero impallidire la famiglia McCartney (in Inghilterra celebs e non si sono votati alla causa che da anni anima il focolare di Paul e Stella McCartney,  Meat Free Monday, un giorno a settimana in cui tutti bandiscono la carne) Gordon Ramsay si riempie l’agenda di altro. Per esempio fa il babysitter di non uno, ma ben tre bambini a loro volta stellati: la prole Beckham che Ramsay porta allo stadio per vedere papà David in campo con l’ LA Galaxy. E anche qui, DailyMail testimonia come il cuoco faccia il bad-sitter rigirando i pargoli di Victoria come fossero padelle di frittate.

Confusione culinaria? Percezioni alterate di quello che è un reality show con pentole in ebollizione o mastro chef che non si vergogna di ammettere che a casa, quando guarda i suoi Rangers, divora pop-corn ingentiliti da Grana Padano, che dribbla il cliché in cui è caduto Sting aprendo il suo primo ristorante italiano in pieno Chianti, il Castel Monastero, dimenticandosi la cucina italiana e divertendosi ancora con le sue origini celtiche. Che vince anche sulla nostra cart(in)a perché di chef dai grembiuli inamidati e dalle forchette tentacolari non ne possiamo più. Che sorride del romanticismo sublime che anima  i piatti alla salvia medievale di René Redzepi, nuovo, grande amore, della cucina mitteleuropea. Che a 45 anni ha un impero che gli permette di entrare e uscire da cause, parabole satellitari, sosia ingombranti e snobismi di chi la cucina la vuole conoscere solo à la carte. Gordon Ramsay: l’uomo che continua ad amare e mangiare le aragoste ma che quando lo fa pensa che lui, nonostante tutto, come Bourdain non le cucinerà mai.

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