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È dal IV secolo avanti Cristo che i vecchi si lamentano dei giovani

30 Aprile 2018

Ogni generazione sembra peggiore di quella che l’ha preceduta: basti pensare ai nati negli ultimi dieci anni, che cresceranno con in mano un cellulare e non potranno sapere com’era la vita prima, quando non si era costretti a rielaborare e tradurre l’esistenza attraverso le griglie dei social network. La maggior parte di loro, probabilmente, non sentirà affatto la mancanza di un’esperienza che non ha mai vissuto. Ma le generazioni precedenti sono già pronte a contestare la loro dipendenza dalla tecnologia, dimenticando che, quando loro erano giovani, venivano contestati per altri motivi (o per gli stessi), e così via fino alla notte dei tempi.

Brontolare contro i giovani, a quanto pare, è un vizio vecchio come il mondo. Quartzy ha raccolto citazioni a partire dai tempi di Aristotele per dimostrare che, praticamente da sempre, gli anziani hanno da ridire sugli usi e costumi, gli atteggiamenti e i valori delle generazioni che si affacciano al mondo. Il primo brontolone della lista è Aristotele, che nella sua Retorica (IV secolo a.C.) dedica una piccola parte (molto bella, in realtà) al tema della giovinezza: «I giovani sono magnanimi; poiché non sono ancora stati umiliati dalla vita, anzi sono inesperti delle ineluttabilità, e il ritenersi degni di grandi cose è magnanimità: e ciò è proprio di chi è facile a sperare (…). Essi credono di sapere tutto e si ostinano al proposito; questa è appunto la causa del loro eccesso in tutto».

Nel I secolo a.C., Orazio borbotta: «Questa gioventù di sbarbati … non prevede ciò che è utile, sperperando i suoi soldi». Andando avanti negli anni e nei secoli si arriva fino a un articolo del 1925: «Sfidiamo chiunque tenga gli occhi bene aperti a negare che vi sia, come mai prima, un’attitudine da parte dei giovani a comportarsi in modo grossolano, sprezzante, rude e assolutamente egoista». 1936: «Probabilmente non c’è un periodo nella storia in cui i giovani abbiano dato una tale enfasi alla tendenza a rifiutare ciò che è vecchio e desiderare ciò che è nuovo».

Anni Novanta: «Ciò che distingue davvero questa generazione dalle precedenti è che è la prima generazione della storia americana a vivere così bene e a lamentarsi con tanta amarezza». Anni 2000: «Hanno difficoltà a prendere decisioni. Preferiscono scalare l’Himalaya piuttosto che salire una scala aziendale. Hanno pochi eroi, niente inni, nessuno stile. Desiderano l’intrattenimento, ma la loro capacità di attenzione è pari a uno zapping Tv».

Immagini: Hans Memling, Ritratto di vecchio, particolare (1475 circa); Bronzino, Ritratto di giovane (1530 circa).
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