Tra i più anziani di noi, c’è chi non solo si ricorda del primo cd che ha acquistato, ma sarebbe anche in grado di descrivere dettagliatamente il libretto coi testi che si poteva estrarre e sfogliare. Quanti di noi, però, possiedono ancora quel cd? Sicuramente pochi. Se volessimo ricomprarlo, poi, faremmo abbastanza fatica: potremmo cercare di acquistarlo online o sperare di scovarlo in qualche mercatino, perché i negozi di cd non esistono più. Se collezionare vinili, in Italia, è una pratica abbastanza diffusa, l’uso dei cd è diventato obsoleto quanto quello delle musicassette. In Giappone, invece, vengono ancora acquistati, ascoltati, scambiati, tanto che esistono ancora dei negozi che li vendono.
Digg ha raccontato perché i cd sono rimasti così popolari in Giappone, mentre nel resto del mondo, Italia compresa, è sempre più difficile trovarne. I motivi sono diversi e il primo ha a che fare con la musica. Nonostante il Giappone sia l’undicesimo Paese più popolato della Terra, è stato per molto tempo il secondo mercato musicale più grande in termini di entrate. I giapponesi amano la loro musica e quindi amano ancora ascoltarla usando i cd, un formato con audio di alta qualità. E questa è una spiegazione. Ma ci sono anche fattori economici e demografici.
Prima di tutto il controllo governativo dei prezzi: il prezzo dei cd non si è mai abbassato, al contrario, si è gonfiato, e quindi le etichette discografiche giapponesi sono state incentivate a mantenere il loro status quo, sviluppando strategie vincenti, come ad esempio raggruppare cd singoli e album proponendo pacchetti vantaggiosi. Questi pacchetti spesso includono buoni per l’acquisto prioritario di biglietti per concerti e inviti a eventi esclusivi in cui poter passare del tempo, ad esempio, insieme agli idol, per la gioia del loro fandom, i cui componenti sono spesso disposti ad acquistare più copie dello stesso album e a coordinare campagne di acquisto di massa per spingere i loro artisti preferiti in cima alle classifiche. Ma anche l’influenza di Sony, una delle aziende che ha inventato il cd, è importante: parte del dominio a lungo termine del compact disc potrebbe essere collegato al potere dell’azienda giapponese nella sua patria.
E poi, c’è l’età. Nel 2021, il 29,8% dei giapponesi era composto da persone di età pari o superiore a 65 anni, la percentuale più alta tra qualsiasi Paese con una popolazione di almeno un milione di persone. Le persone anziane, quindi, hanno maggiori probabilità di ascoltare musica utilizzando vecchi formati. Come sottolinea Digg, però, questa è la motivazione più debole: perché anche l’Italia, per esempio, ha una delle popolazioni più “vecchie” della pianeta, tuttavia le sue abitudini d’ascolto non potrebbero essere più diverse: nel 2023, il 65 per cento dei ricavi musicali italiani provenivano dallo streaming, solo il 14% proveniva da vendite fisiche, più della metà delle quali proveniva da vinili. In Giappone, invece, nello stesso anno il 36% dei ricavi proveniva dallo streaming, mentre il 55% proveniva da vendite fisiche, di cui solo il 3% era composto da vinili, e tutto il resto da cd.