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È morto Germano Celant

È morto il 29 aprile a 80 anni Germano Celant (Genova, 1940), uno dei più importanti critici d’arte italiani, “l’inventore” dell’Arte Povera (anche se il termine “inventore” non gli piaceva: «Non ho inventato niente», diceva sempre). Celant aveva contratto il Covid-19 durante un viaggio di lavoro negli Stati Uniti ed è morto a causa delle complicazioni dovute al virus e al diabete. Da un mese era ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano.

Definendo il movimento dell’Arte Povera (prima con la celebre mostra alla Galleria La Bertesca di Genova, poi con i suoi scritti, come il fondamentale Conceptual Art, Arte Povera, Land Art del 1970) a partire dal 1964 accompagnò verso la fama internazionale artisti come Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali, “esportando” l’arte italiana in tutto il mondo. Nel 2016, Flash Art aveva ripubblicato “Arte Povera”, un testo uscito nel 1967 sul numero 5 della rivista: si può leggere qui. Nel 1977 iniziò a collaborare con il Guggenheim di New York, di cui è poi diventato curatore, organizzando mostre memorabili (qui, ad esempio, si può consulare il catalogo di Italian Metamorphosis 1943-1968, allestita prima al Guggenheim, nel 1994, poi alla Triennale di Milano). Nel 1997 Celant ha curato la 47esima Biennale d’Arte di Venezia dal titolo Future, Present, and Past.

Fotografia dall’archivio di Lia Rumma pubblicata su Flash Art: da sinistra, Tommaso Trini, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Filiberto Menna, Marcello Rumma. “Arte Povera + Azioni Povere,” Amalfi, Italia (1968)

Dal 1995 al 2014 Celant è stato Direttore artistico di Fondazione Prada e dal 2015 Soprintendente artistico e scientifico. Durante questi anni ha concepito e curato più di quaranta progetti espositivi, dalla personale di Michael Heizer nel 1996 alla retrospettiva dedicata a Jannis Kounellis nel 2019, un omaggio all’amico di una vita morto a Roma nel 2017.

Le parole dei Presidenti di Fondazione Prada, Patrizio Bertelli e Miuccia Prada: «Siamo molto addolorati per la perdita di un amico e compagno di viaggio. Germano Celant è stato una delle figure centrali di quel processo di apprendimento e ricerca che l’arte ha rappresentato per noi fin dall’inizio della fondazione. Le tante esperienze e gli intensi scambi che abbiamo condiviso con lui in questi anni hanno contribuito a farci ripensare il significato della cultura nel nostro presente. La curiosità intellettuale, il rispetto per il lavoro degli artisti, la serietà della sua pratica curatoriale sono insegnamenti che riteniamo essenziali per noi e le generazioni più giovani».

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