Fumiko Enchi, l’Elsa Morante giapponese che scriveva di sesso e fantasmi

Tradotta (e ignorata) per la prima volta in Italia nel 2017, è diventata autrice di culto anche da noi grazie al passaparola. E adesso viene celebrata da Miuccia Prada nel Miu Miu Literary Club.

08 Aprile 2025

«Goethe si è innamorato di una ragazzina quando aveva ottant’anni e Tolstoj, più o meno alla stessa età, a causa dei contrasti con la moglie è fuggito di casa con un sacco di juta sulle spalle ed è morto in una stazione ferroviaria». È una considerazione tratta da Saimu, di Enchi Fumiko, uscito a marzo per Safarà Editore, a riprova del fatto che la passione o la follia senili sono sempre state più accettabili tra gli uomini che tra le donne.

Figlia delle lettere

Enchi Fumiko, nata a Tokyo nel 1905 come Ueda Fumi, e diventata Fumiko – cioè figlia delle lettere – a vent’anni, quando iniziò a lavorare come sceneggiatrice, è considerata una delle voci più importanti della letteratura protofemminista giapponese, ed è stata una tra le prime autrici in assoluto a scrivere esplicitamente di sessualità femminile, diventando in particolare pioniera del desiderio in età avanzata (le cosiddette opere rōjomono), e dell’impatto della perdita degli organi riproduttivi.

Erudita di teatro nō e kabuki, Enchi Fumiko era anche un pozzo di conoscenza di mitologia classica giapponese, e la traduttrice del Genji Monogatari, praticamente la Divina Commedia giapponese scritta nell’XI secolo da una donna, la cortigiana imperiale e poetessa Murasaki Shikibu. Grazie alla sua formazione, ha sempre infuso nei suoi dotti romanzi, che l’American Reader ha definito tolstojani, una doppia identità di ghost story, dove spesso ai demoni è attribuito il ruolo di infondere il desiderio erotico nei personaggi che da essi vengono posseduti. 

Miu Miu Literary Club e la scrittura delle donne

Questa settimana, il suo Onnazaka – uscito per la prima volta negli anni Quaranta e ripubblicato in Italia nel 2017 sotto totale silenzio – è oggetto di incredibile hype, essendo protagonista, questo giovedì 10 aprile, durante il Fuorisalone del Mobile di Milano, di uno dei due talk della seconda edizione del Miu Miu Literary Club, diretto e ideato da Miuccia Prada con la curatela di Olga Campofreda: una serie di conferenze letterarie sulla scrittura delle donne che fanno convergere, nella bellissima sede del Circolo Filologico Milanese, autrici internazionali a conversare tra loro e coi fantasmi di scrittrici che non ci sono più, ma che hanno indicato per prime la strada per una letteratura fatta dalle donne.

Se l’anno scorso si poteva ascoltare Sheila Heti parlare di Alba de Cespedes, quest’anno a discorrere di Enchi Fumiko ci saranno l’americana Sarah Manguso, che nel suo Liars ridiscute l’assetto del matrimonio, l’irlandese Naoise Dolan che in Exciting times e Happy couple ha messo in crisi l’idea di monogamia, e la scrittrice transgender malesiana-inglese Nicola Dinan: tutte donne che, a distanza di quasi un secolo da Enchi, criticano il male gaze ed esplorano forme di desiderio e modi di relazione alternativi all’amore normativo.

Vecchie a trent’anni

Onnazaka, il romanzo oggetto della conversazione, letteralmente indica la via secondaria di accesso al tempio shintoista, quella riservata alle donne (sottotitolo italiano: il sentiero nell’ombra). Cristina Pascotto di Safarà mi dice che il romanzo, del tutto ignorato nel 2017, oggi è arrivato alla quarta ristampa col passaparola: «Per forza, lei è al livello della nostra Elsa Morante». È la storia di una donna che viene mandata dal marito a cercargli una giovane concubina. «Lui non mi tocca da anni, io sono vecchia», incassa la protagonista che nella storia, ambientata a fine Ottocento, ha trent’anni. («Ma era così», mi racconta Olga Campofreda, «anche quando lei scriveva negli anni Cinquanta, e per certi versi è così anche oggi nella provincia italiana del sud da cui provengo»).

L’interesse della protagonista verso il genere del rōjomono si può spiegare meglio con i dati biografici di Enchi, che ebbe un matrimonio di convenienza molto infelice, e soprattutto si ammalò e dovette affrontare una isterectomia e una mastectomia poco dopo i trent’anni. L’unico desiderio che la protagonista di Onnazaka afferma in tutto il libro è quello di sottrarsi a una ipocrita sepoltura formale, e imporre che il suo corpo venga gettato in mare: una ribellione silenziosa a un sistema che le aveva tolto qualsiasi potere.

Sesso e magia

In tutte le sue opere, sin dal secondo dopoguerra, Enchi affrontò in anticipo sui tempi tutti i modi in cui le istituzioni oppressive del matrimonio e del genere condizionavano la vita delle donne in Giappone. Saimu, di cui Safarà vanta di aver realizzato la prima traduzione in tutto il mondo, era uscito inizialmente a puntate su una rivista tra il 1975 e il 1976, ed intercettava, coi suoi temi, i primi echi del movimento di liberazione sessuale iniziato in Occidente (era appena uscito Sexual Politics, di Kate Millet). 

Anche in questo romanzo l’espediente per parlare di sessualità è magico: la protagonista riceve in dono da una vecchia e nota ninfomane – i cui amanti tendevano a suicidarsi – un antico emakimono, cioè un rotolo giapponese illustrato e scritto che racchiude la storia della sacerdotessa di Kamo e dei suoi rapporti carnali rituali con un giovane sacerdote del tempio. Ogni donna che entra in possesso del rotolo, indipendentemente dalla sua età, inizia a brillare di una luce voluttuosa, e gli uomini che poi accedono al piacere con lei non trovano più pace. Questo porterà la protagonista, una scrittrice sessantanovenne quasi cieca e da tempo distaccata dal suo corpo, a finire a letto col giovane nipote, col quale aveva sempre avuto una relazione profonda e ambigua. 

L’aspetto eccezionale di questo libro e di Fumiko Enchi in generale è che riesce a parlare del presente (del suo, ma addirittura del nostro) attingendo alle tradizioni shintoiste, sciamaniche e al soprannaturale, e facendo sembrare questo salto carpiato incredibilmente fluido. Dentro ai suoi romanzi, si respira davvero la narrazione da grande romanzo russo, ma ci si può trovare allo stesso tempo la Miranda July erotica di A quattro zampe, i temi autodistruttivi dell’horror The Substance e perfino i meccanismi fantastici di Tolkien: l’emakimono che rende le vecchie eccitanti, infatti, diventa una specie di anello del potere che trasfigura chi lo possiede, e rende gli altri disposti a tutto pur di venire in contatto con questo oggetto di seduzione e dissoluzione.   

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