Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
Cinque film lunghissimi da guardare durante la quarantena

Per ovvi motivi le piattaforme di streaming stanno avendo un successo senza precedenti e sui social circola un meme che dice: «ho finito Netflix, e adesso?». Se anche voi vi siete stancati delle serie e dei film che compaiono nelle home di Netflix, Amazon Prime e Sky tv (sicuri che avete visto tutto? Anche Tiger King? Anche Uncut Gems? il nuovissimo Bombshell?), potete sempre risfoderare i vecchi film in bianco e nero, che in questo periodo si sono rivelati più confortanti che mai, come scrivevamo qui. Oppure, come suggerisce Andrew Pulver sul Guardian, potete controllare se avete già visto questi 5 super mattoni, capaci di impegnarvi praticamente per mezza giornata. Quello che vale per i libri, in effetti – in molti sostengono di aver colto l’occasione della quarantena per provare finalmente a finire tomi normalmente inaffrontabili come Infinite Jest, La scuola cattolica, L’uomo senza qualità o addirittura i 7 volumi della Recherche – potrebbe valere anche per i film: è il momento di spararsi film lunghissimi che normalmente non avremmo tempo di guardare.
Tra i titoli suggeriti dal Guardian il più antico è Napoléon, film muto del 1927. Diretto da Abel Gance, un biopic monumentale – nove ore – sulla vita di Napoleone, che nella versione restaurata dallo storico del cinema Kevin Brownlow, si accorcia fino a riempirne “soltanto” cinque. C’è poi Solaris, meditazione di Andrei Tarkovsky del 1972 sulla memoria e sul rimpianto della durata di 169 minuti. «Non è il film più lungo di Tarkovsky», scrive Pulver, «ma come modo per allungare e lasciare fluttuare la mente è probabilmente il migliore». Segue l’ultimo capolavoro di Sergio Leone, C’era una volta in America, 1984 (251 minuti) con James Woods e Robert De Niro, che dura quasi quattro ore nella sua versione originale. Consigliamo di accompagnare la visione con l’affascinante riflessione di uno degli sceneggiatori (l’unico sopravvissuto), sul perché nel film Noodles legge Martin Eden (a proposito: avete già visto l’ottimo Martin Eden di Pietro Marcello? Potrebbe essere un altro film da recuperare, anche se ha una durata “normale”. Ne parlavamo qui). C’è poi la maratona di 7 ore di Sátántangó, 1994, bianco e nero, diretto dal regista ungherese Béla Tarr e girato interamente nel suo Paese. Tramastruttura del film si ispira a quella del tango: divisa in dodici parti, la storia segue lo schema del genere musicale, andando sei parti avanti nel tempo e sei parti indietro nel passato. In Italia il film non è stato mai distribuito nelle sale: chi l’ha visto l’ha acquistato in dvd o l’ha visto nella notte del 6 gennaio del 1996, su Rai 3, grazie a Fuori orario, in lingua originale con sottotitoli in italiano. E infine l’opera più recente (1999) Magnolia. Tre ore che passano velocissime, grazie all’orchestrazione di Thomas Anderson e a un gruppo di attori fantastici tra cui Julianne Moore, Tom Cruise e Philip Seymour Hoffman.