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Filippo Bernardini, “il ladro di manoscritti”, potrebbe evitare il processo

14 Luglio 2022

All’inizio di quest’anno era stato risolto uno dei misteri che da anni inquietavano il mondo dell’editoria: quello dello “spine collector”, del ladro di manoscritti al quale Vulture aveva dedicato uno stupendo pezzo-inchiesta nell’agosto del 2021. Mercoledì 5 gennaio l’Fbi aveva arrestato all’aeroporto JFK di New York Filippo Bernardini, ventinovenne nato ad Amelia, in provincia di Terni, con l’accusa di aver sottratto con l’inganno decine di manoscritti ad autori ed editori di mezzo mondo (per farne cosa, però, non si è mai capito davvero: Bernardini quei manoscritti pare non li abbia mai messi in vendita, nessuno dei libri sottratti è mai apparso nemmeno su internet prima dell’uscita ufficiale in libreria).

Al momento dell’arresto Bernardini si era mostrato piuttosto confuso: continuava a chiedere agli agenti speciali Fbi come potesse lui, un cittadino italiano, essere indagato e processato negli Stati Uniti. D’altronde, la sua specialità, quando lavorava a Simon & Schuster, erano i diritti editoriali internazionali, nel tempo libero sognava di diventare traduttore, il diritto penale non gli era mai interessato. Fu la sua avvocata, Hannah McCrea, a spiegargli la gravità della situazione: Bernardini rischiava di trascorrere anni in una prigione federale americana, condannato per furto d’identità e frode telematica. È per questo che McCrea ha scelto una strategia di difesa particolare, una che, stando a quanto riporta il Guardian, potrebbe evitare a Bernardini la pena carceraria.

Dopo aver essere riusciti a evitare al loro assistito la custodia cautelare in attesa di giudizio (dietro pagamento di una cauzione di 300 mila dollari e l’obbligo di rimanere, monitorato, a New York), gli avvocati di Bernardini si sono subito messi al lavoro per siglare un accordo con la pubblica accusa. Lo strumento legale scelto per evitare guai peggiori a Bernardini si chiama deferred prosecution. È una via percorribile per chi è accusato di reati di frode, specie quelli di natura finanziaria. Funziona così: l’accusa acconsente a sospendere la sua attività nei confronti dell’indagato, a patto che questo esaudisca determinate richieste fatte dall’accusa stessa entro un preciso periodo di tempo. È un accordo possibile solo con l’assenso del giudice e, stando al poco che se ne sa in questo momento, dovrebbe prevedere da parte di Bernardini il pagamento di una sanzione pecuniaria piuttosto rilevante o una qualche forma di collaborazione con la procura. Bernardini era atteso in aula di tribunale a inizio di questo mese ma, vista la possibilità di accordo tra accusa e difesa, il giudice ha deciso di rimandare l’udienza al prossimo 10 settembre. Bernardini, nel frattempo, continua a dichiararsi innocente, del tutto estraneo ai fatti per i quali è sotto inchiesta.

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