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Commentare la guerra usando le emoji

19 Ottobre 2016

Da pochi giorni è iniziata la battaglia per riconquistare Mosul, la grande città del nord dell’Iraq occupata dallo Stato islamico a partire dal 2014, e alcune televisioni hanno deciso di trasmettere la guerra con uno streaming su Facebook. Lo stanno facendo l’agenzia curda Rudaw, la televisione pubblica irachena Iraqiya Tv, ma anche Channel 4 e Al-Jazeera. Come riporta Bloomberg, in passato sono già state utilizzate dirette per raccontare i giorni successivi a un attacco, ma è la prima volta che vengono trasmesse in streaming le immagini di un’operazione militare così ampia.

Utilizzare Facebook implica che le dirette possono essere viste da qualunque utente del social network, che gli spettatori possono usare le riconoscibili “reactions” per commentare ciò che stanno vedendo. Il paradosso di commentare un evento oggettivamente crudo e serio come la guerra con “faccine” non è passato inosservato: Harriet Salem, giornalista del Guardian e del Financial Times, ha twittato una riflessione sul tema che ha ottenuto quasi quattromila condivisioni.

Secondo Elizabeth Quintana del Royal United Services Institute, il motivo per cui alcuni enti decidono di trasmettere le immagini in diretta è legato alla volontà di sconfiggere l’Isis anche nel mondo digitale. «L’Is è stato bravissimo a fare propaganda sul web, per questo non mi sorprende che i combattenti curdi stiano utilizzando la stessa strategia. Così stanno cercando di indebolire il concetto di un Is imbattibile» ha detto Quintana a Bloomberg.

Il ricorso alle dirette ha ricevuto spesso commenti negativi, anche proprio a causa delle reactions: alcuni utenti hanno fatto notare come le emoji facessero sembrare la guerra un video di intrattenimento. Nonostante questo, gli utenti Facebook attivi sulla pagina di Rudaw sono cresciuti del 200% in una settimana, mentre i video di Channel 4 sono stati visti oltre 500 mila volte. Jon Laurence, digital editor del canale inglese, ha giustificato la sua scelta parlando al Guardian: «Volevamo far vedere agli spettatori una delle storie più importanti delle nostra epoca in modo reale. Data la natura del conflitto, però, siamo attenti e vigili, controlliamo sempre che il materiale sia appropriato e abbiamo gli strumenti per fermare lo streaming quando è necessario». Bloomberg conclude che si tratta soltanto di un’altra evoluzione del sistema mediatico: d’altronde è stato durante la guerra del Golfo, all’inizio degli anni Novanta, che la Cnn ha iniziato a trasmettere dal vivo gli audio dei bombardamenti.

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