La scoperta l'ha fatta un utente del sito Lost Media Community, che lo ha subito pubblicato su YouTube.
Drake ha accusato Universal e Spotify di aver gonfiato gli ascolti del dissing di Kendrick Lamar

I beef non finiscono mai, a quanto pare. In attesa di scoprire se ci sarà un sequel di quello tra Fedez e Tony Effe, mentre aspettiamo aggiornamenti sullo scazzo tra Rondo, Simba La Rue e Baby Gang, arrivano notizie da quello che è e resta il dissing dell’anno: Drake vs Kendrick Lamar. Kendrick ha appena fatto uscire un disco a sorpresa, GNX, che secondo tanti è la ciliegina su quella torta che è stato il suo 2024: la notizia che sarà il protagonista dell’half time show del prossimo Super Bowl, il trionfo ai BET Hip Hop Awards e, appunto, la vittoria nello scontro con Drake. Quest’ultimo ha vissuto un anno uguale e contrario, concluso con la decisione di fare iniziare una causa contro Universal Music Group e Spotify: Drake accusa le due aziende di aver gonfiato i numeri di “Not Like Us”, la canzone universalmente considerata il colpo del ko, il cazzotto verbale che ha mandato al tappeto Drake.
Mossa che a sorpreso tutti e che più di tutti avrà sorpreso i dirigenti di Universal, che è distributore sia di Kendrick che di Drake. Secondo Billboard, prima testata a riportare la notizia, lunedì 25 novembre i legali di Drake avrebbero depositato la prima documentazione necessaria alla causa presso una corte di Manhattan: nelle carte si legge di bot, payola – una pratica che prevede il pagamento di un dj in cambio della trasmissione di un brano all’interno di una rotazione radiofonica – e diverse altre pratiche tra l’illegale e l’immorale utilizzate per migliorare i numeri di “Not Like Us”.
Come era prevedibile, Universal ha preso piuttosto male l’iniziativa di Drake. In un comunicato, l’ufficio stampa dell’azienda si limita a dire che «l’insinuazione secondo la quale questa azienda avrebbe danneggiato uno dei suoi artisti è offensiva e falsa». C’è una frase, poi, in questo comunicato che se fosse enunciata con una base sotto potrebbe tecnicamente costituire dissing: «Nessuna azione legale, per quanto forzata e assurda, può cancellare il fatto che i fan hanno scelto loro che musica ascoltare». Al momento, come riporta Jem Aswad su Variety, si attendono ulteriori commenti di Drake, Lamar, Spotify e Universal sulla questione.