Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Don’t mess with Burberry

È da sempre uno dei brand più riconoscibili del panorama mondiale, e anche uno dei più contraffatti. Berretti, cinture e sciarpe perlopiù, ma anche borse, borsette e borsoni. Burberry – che nel 2007 ha perso un po’ di quell’autenticità british spostando la produzione dal Galles alla Cina – ha deciso di correre ai ripari, anzi di contrattaccare. La corte federale di Manhattan ha riconosciuto allo storico marchio un indennizzo di cento milioni di dollari in un processo contro una rete di siti web guarda caso cinesi, che vendevano materiale contraffatto.
Non è la prima volta che la casa dei trench di Humphrey Bogart vince una battaglia anti-falsi, ma questa sentenza ha dei risvolti che potrebbero in futuro costituire un importante precedente: non soltanto Burberry ha ottenuto il risarcimento milionario, ma anche il possesso dei domini colpevoli della vendita del materiale contraffatto, come yesburberryvision.com e buyburberry.com, le cui home page ora recano un comunicato dell’azienda e nulla più.
Il giudice ha anche deciso che Burberry ha il potere di ritenere responsabili del danno subito motori di ricerca (Google), processori di pagamento online, e interi social network come Facebook o Twitter, colpevoli di essersi associati con i contraffattori.
Non scherzate con Burberry.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.